Renzi e l’economia italiana

Sembra che le lancette dell’orologio della politica italiana siano tornate al novembre 2011. L’Italia a rischio default, gli occhi della troika  puntati sui nostri conti pubblici, spending review e nuovi sacrifici per le tasche degli italiani, ma, soprattutto, governo Berlusconi costretto alla resa per favorire l’avvento di un nuovo esecutivo non eletto dal popolo,  ma espressione dei grandi poteri finanziari che avrebbero dovuto avviare il risanamento economico e restituire  credibilità all’Italia. Nell’arco di tre anni, governo Monti, governo Letta e governo Renzi , come espressione di manovre di palazzo e privi di investitura popolare in quanto non scelti dai cittadini, hanno ottenuto dei risultati dal punto di vista socio-economico disastrosi, privi di alcun segnale di ripresa e con aumento della disoccupazione, debito pubblico alle stelle, tasse in crescita e riforme strutturali lontane. Quando l’ex sindaco di Firenze è approdato a palazzo Chigi, sembrava iniziato un “new deal”  ma nel giro di pochi mesi qualcosa è iniziato a rompersi perché le principali riforme, che erano state presentate dal premier,  non hanno dato la dovuta scossa all’economia. La proposta di aumentare di 80€ la busta paga, ad esempio,  non ha prodotto i risultati attesi sui consumi e non ha rimesso in moto l’economia, come si sperava.  Mentre il più atteso dei suoi provvedimenti, lo “sblocca Italia” è stato giudicato inferiore alle esigenze della drammatica situazione del Paese. Se una parte di inadeguatezza era da mettere in conto, visto che Renzi è in sella da soli sei mesi e non ha colpa di una difficile situazione che dura da anni, non è invece giustificabile la inadeguatezza del metodo con cui il premier si sta confrontando con  le reali condizioni del Paese. Per quanto riguarda la riforma della scuola, lascia stupito che il premier su un argomento così delicato, per le famiglie e per le decine di migliaia di lavoratori del settore, non lavori  insieme al suo ministro, e che pochi giorni prima di proporre questa riforma scenda in campo con pirotecniche affermazioni tipo “ vi stupirò”,  salvo poi ritirare l’intero progetto,  evidentemente non pronto, con la flebile scusa dell’ingorgo. Ancora più anomalo è il processo di riforma del mercato del lavoro, che ha subito lo stesso travaglio,   con il ministro Poletti che un giorno annuncia, ed il giorno seguente nega. Tra i cittadini è aumentata la sfiducia nei confronti delle riforme proposte da Renzi, perché non  ha saputo mai spiegare  il motivo per cui si sta sempre peggio e come mai l’Italia ha continua a scivolare verso dati economici negativi. Le sue ambizioni meravigliose si sono scontrate con  la fermezza del ministro del Tesoro, nel tenere i piedi per terra nei conti,  di Napolitano che non si presta ai giochi di illusionismo politico, e con la figura imponente di Mario Draghi.

Fabio d’Amora

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