Duty free di Fiumicino e gli attacchi del clepto-Fassino

La prima volta si sarebbe mischiato alla folla, la seconda lo avrebbero bloccato e avrebbe poi pagato, la terza è scattata la denuncia. Sono le avventure di Piero Fassino al duty free del terminal 1 di Fiumicino, iniziate circa un mese e mezzo fa e culminate il 15 aprile con il fascicolo per il furto del profumo. Secondo fonti interne, il deputato del Pd, quindi, avrebbe già due precedenti.

Piero Fassino prova a dare una sua versione dei fatti sul caso del presunto furto del profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. “Non ho detto di essere al telefono, ho detto che avevo il telefono in mano. Le immagini? Vorrei averle viste io quelle immagini, anzi, spero di vederle presto. Che me le facciano vedere, così chiariamo. Le notizie è giusto darle, non nasconderle, quando si hanno. Io ho la mia versione, poi si vedrà. Spero che però finisca qui, quello che si doveva scrivere si è scritto. È uscito quello che doveva uscire. Ora basta, l’accanimento è un’altra cosa. La cosa mi fa star male. Sto vivendo giorni di enorme sofferenza…”, lo sfogo del ex ministro della Giustizia agli amici riferito da Repubblica.

Il deputato del Pd, che mantiene il punto sulla sua versione su quanto accaduto nello scalo romano, spiega ancora come sono andate le cose: “No, non avevo le cuffie nelle orecchie, non le portavo. Ripeto, avevo il telefono in mano. E poi avevo il trolley. È stato un equivoco, un malinteso, non volevo rubare una boccetta di profumo. Pensavo si fosse chiarito tutto”. E Fassino aspetta sempre che venga formalizzata la denuncia, visto che al momento non ha ancora ricevuto nulla, né lui né il suo avvocato.

“Chi gli vuole bene lo aiuti”, l’appello di Renzi per Fassino

Matteo Renzi è stato intervistato da Paolo Del Debbio nella puntata di domenica 28 aprile di Dritto e Rovescio, il programma di Rete 4, dove oltre ai temi politici ha toccato anche la vicenda legata al parlamentare del Pd, Piero Fassino. Come noto, l’ex sindaco di Torino è stato denunciato per il presunto tentativo di furto di un profumo da un centinaio di euro nel duty free del Terminal 1 dell’aeroporto di Fiumicino. Dall’informativa dei poliziotti della Polaria sarebbero emersi almeno due altri casi analoghi. “Io non faccio processi sui giornali. Se davvero le cose stanno così come vengono raccontate; e cioè che in più di una circostanza, è successa quella vicenda lì, credo che Piero Fassino debba essere aiutato da qualcuno che gli vuole bene”, afferma il leader di Italia Viva”.

L’ex segretario del Pd spiega: “Perché sono molto preoccupato per lui, non è il Piero Fassino che conoscevamo. Io spero che non sia vero” quanto emerso dal racconto dei giornali, continua Renzi, “però, se le cose stanno così, mi viene da dire, che chi gli vuole bene lo aiuti, perché sono cose evidentemente segno di una malattia, altrimenti non me la spiego”.

La prima volta, Fassino avrebbe giovato del fatto che il duty free fosse pieno di clienti e si sarebbe diretto all’uscita con un profumo in tasca. Scattato l’alert dell’antitaccheggio, la sicurezza si sarebbe lanciata all’inseguimento, ma lui si era già dileguato, confondendosi tra la gente. Un paio di settimane dopo, quando è entrato di nuovo in negozio, la vigilanza, memore dell’episodio antecedente, lo teneva d’occhio. Fassino si sarebbe fatto scivolare in tasca un altro profumo ma, beccato, si sarebbe scusato, garantendo che non aveva intenzione di rubare. Così il duty free ha chiuso la questione, con il pagamento dell’eau de toilette. Il 15 aprile, infine, Fassino torna in profumeria ed è nel mirino. Si intasca la confezione di Chanel e si dirige verso l’uscita, ma la sicurezza lo ferma. E scatta la denuncia.

Di storie dedicate all’arte (poco nobile) della «sparizione degli oggetti» le biblioteche sono piene: su Il Tempo il 7 dicembre del 2021 avevamo parlato di una persona, evidentemente cleptomane, capace di mettere sotto scacco le case dei vip romani e numerosi negozi di griffe della moda. Non era Fassino, ma una donna, anche lei di sinistra. Scrivevamo: «Nessuno ha mai denunciato i fattacci, anche per l’importanza della personalità e dei ruoli rivestiti nel corso degli anni». Già, perché si tratta di una signora «professionalmente ineccepibile nella vita quotidiana quando deve risolvere i problemi degli altri, ma con un vizietto tutto suo, che poi è quello di rubare». Quando è tornata per la seconda volta nello stesso negozio, la vigilanza ha «alzato le antenne» evitando un furto bis e mostrandole il filmato della precedente «visita»: a quel punto, anche grazie all’evidente solvibilità del soggetto, tutto è stato accomodato con il pagamento del bene di lusso depredato in passato nello stesso store. Una storia che si ripete spesso, perché secondo quanto raccontano i criminologi e gli esperti di security nel settore commerciale «i cleptomani amano tornare più volte negli spazi che conoscono e dove già hanno sperimentato con “successo” i loro assalti. Ma ora quasi tutti i negozi vantano servizi di registrazione video che individuato il colpevole e alla seconda visita scatta l’allerta».

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