Qual è lo stipendio ai ‘piani alti’ della Chiesa cattolica? Ecco la risposta alle curiosità dei fedeli, tra mensilità, pensioni e vitalizi.

Ha fatto decisamente scalpore, in senso positivo, la decisione dei parroci di Bergamo, che hanno scelto di devolvere il proprio stipendio mensile ai disoccupati sparsi per il territorio. Un’azione caritatevole che ha scatenato la curiosità del popolo del web e non solo, in merito agli stipendi dei membri del clero, soprattutto ai ‘piani alti’ della Chiesa cattolica.

Il mensile percepito, secondo un’inchiesta portata avanti da Il Messaggero, viene calcolato in maniera precisa. Il sistema si basa su una sorta di punteggio, per così dire, che corrisponde di fatto all’anzianità del prelato preso in considerazione.

Esiste comunque un tetto massimo da non poter sforare e, per quanto concerne il mondo dei vescovi, questo è posto a 3mila euro circa. Se alla quota dovessero affiancarsi altre entrate, frutto di incarichi lavorativi di qualsiasi sorta, l’Istituto dovrà versare unicamente la quota mancante al raggiungimento del tetto relativo all’età. Se invece il sacerdote dovesse superare la soglia massima, sarà tenuto a versare l’eccedenza maturata, con l’Istituto che, in questo caso, funzionerebbe come sostituto di imposta.

Più in alto sono posti gli arcivescovi, capi di dicastero o di pontifici consigli. Per loro la soglia sale decisamente, arrivando a stipendi dai 3mila ai 5mila euro. In media guadagnano inoltre 5mila euro tutti i cardinali, somma che può aumentare ulteriormente grazie alle eventuali offerte ricevute.

A occuparsi della pensione prevista è invece il fondo del Clero, istituito all’Inps. Generalmente le cifre sono alquanto modeste, con la grande eccezione dell’Ordinario Militare, che prevede 4mila euro al mese, considerato come venga equiparato per legge a un generale di corpo d’armata, con relativo vitalizio, che a tale rango militare viene normalmente accordato.

Ovvio però che la curiosità popolare riguardi soprattutto il Papa. Bergoglio ha da sempre predicato sobrietà, invitando non solo al risparmio ma soprattutto a una gestione trasparente dei conti, così da poter contrastare l’operato irregolare di pochi.

Prima della sua elezione, Papa Ratzinger percepiva notoriamente 2.500 euro di mensilità, cifra alla quale andavano ad aggiungersi i diritti dei tanti libri pubblicati. Differente invece l’atteggiamento di Papa Francesco, che preferisce non ricevere un fisso mensile, pur avendo la possibilità d’attingere liberamente all’Obolo di San Pietro, ovvero un fondo presso lo Ior, che raccoglie le donazioni in arrivo allo scopo di sponsorizzare i progetti benefici previsti della Chiesa. Cifre decisamente elevate, raggiungendo nel solo 2012 quota 65 milioni di euro circa.

“Un futuro sostenibile economicamente richiede oggi, fra altre decisioni, di adottare anche misure riguardanti le retribuzioni del personale”. Inizia con queste parole – tatte da vaticannews.it – il motu proprio con il quale Papa Francesco ha deciso di tagliare proporzionalmente e a tempo indeterminato gli stipendi dei cardinali (10 per cento), dei capi dicastero e dei segretari (8 per cento), e di tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose in servizio presso la Santa Sede (3 per cento). Mentre tutti i dipendenti – compresi quelli appena menzionati – vedranno bloccato lo scatto di anzianità fino al 2023 (eccetto i dipendenti laici dal primo al terzo livello).

Il Papa non vuole licenziare, ma le spese vanno contenute e per questo ha deciso di intervenire “secondo criteri di proporzionalità e progressività” con dei ritocchi che riguardano specialmente i chierici, i religiosi e i livelli più alti. La decisione papale è stata motivata, si legge nel motu proprio, dal “disavanzo che da diversi anni caratterizza la gestione economica della Santa Sede” e soprattutto dalla situazione venutasi a creare a causa della pandemia, “che ha inciso negativamente su tutte le fonti di ricavo della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano”. La finalità del provvedimento è collaborare con altre misure per un futuro economicamente sostenibile per la missione degli organismi centrali della Chiesa.

Per questo a decorrere dal 1° aprile 2021 la retribuzione “corrisposta dalla Santa Sede ai Cardinali è ridotta” del 10 per cento. La riduzione delle retribuzioni regolate per legge sarà dell’8 per cento per i dipendenti della Santa Sede, del Governatorato e altri enti collegati inquadrati nei livelli retributivi C e C1, cioè quelli dei capi e dei segretari dei dicasteri. Diminuzione del tre per cento generalizzato per i dipendenti chierici o religiosi, da quelli inquadrati nel livello retributivo C2 fino al primo livello: un decremento che dunque riguarderà tutto il personale non laico. Le decurtazioni fin qui descritte non si applicheranno in casi eccezionali collegati alle spese per la salute.

Interesserà tutto il personale in servizio presso la Santa Sede, il Governatorato e altri enti collegati – dunque anche i superiori citati in precedenza – il blocco degli scatti biennali tra il 1° aprile 2021 e il 31 marzo 2023. Ma soltanto per il personale laico, questo blocco riguarderà i dipendenti dal quarto livello in su e dunque non toccherà gli stipendi più bassi.

Queste disposizioni si applicano anche al Vicariato di Roma, ai Capitoli delle Basiliche Papali Vaticana, Lateranense e Liberiana, alla Fabbrica di San Pietro e alla Basilica di San Paolo fuori le mura.