Patto di stabilità: pare si sia raggiunto l’accordo

Dopo mesi di negoziati sembra che si sia trovato l’accordo sul cosiddetto Patto di Stabilità. Nonostante Francia e Germania abbiano trovato un  compromesso e l’Italia si sia accodata in extremis, non è ancora del tutto scontato che la proposta passi, occorre l’unanimita’ e la decisione ci sarà il 20 dicembre. Cerchiamo di capire se l’accordo sia meno oneroso per gli Stati e quindi costituisca un progresso rispetto a prima . Si arriva ad oggi partendo da Novembre 2022 quando la Commissione Europea aveva avanzato la proposta che abbandonava le regole uguali per tutti, sostituendola con un iter più flessibile che permetteva agli Stati di presentare un piano a medio termine su cui costruire un percorso da seguire per garantire la sostenibilità del debito a medio termine. Un principio che teneva conto della specificità dei singoli Paesi. L’ammontare del debito non è l’unico indicatore per determinarne la sostenibilità; contano le prospettive di crescita economica, le riforme che si varano, vincoli e specifiche opportunità. Ma la Germania ha ritenuto la riforma non credibile per la sfiducia verso la Commissione Eu nella sua capacità di far rispettare le regole. La Germania ha chiesto l’introduzione di nuovi parametri per i Paesi ad alto debito. Il rischio di questa modifica chiesta,  e’ che si possono indurre a ridurre la spesa  e aumentare le tasse in modo ciclico. La cosa che più stupisce che Francia ed Italia non hanno dato battaglia per sostenere la proposta di riforma avanzata dalla Commissione a novembre 2022. Possiamo tranquillamente affermare, senza timore di essere smentiti, che si è trovato un compromesso politico di bassa portata. Tutto si è imperniato sulle regole che scattano quando un Paese e‘  sottoposto alla “cosiddetta procedura di deficit eccessivo“ che si applica a Paesi con un deficit superiore al 3% ed un debito alto. Questa procedura correttiva prevede che in questo caso il deficit debba essere ridotto di mezzo punto ogni anno fino a che non scende al di sotto del 3%, indipendentemente dal risultato dell’analisi sulla sostenibilità. Ne ci possiamo meravigliare che Italia e Francia si siano accontentate, tenuto conto che esse saranno sottomesse alla procedura di deficit per eccessivo debito a partire dal prossimo gennaio, qualunque sia la decisione che sarà presa il 20 dicembre e vi resteranno confinate per i prossimi tre o quattro anni. Il governo italiano ha gridato vittoria per l’accordo franco-tedesco, perché ci permetterebbe nei prossimi quattro anni un aggiornamento graduale del debito. Se il compromesso franco-tedesco non  fosse accettato, dal prossimo gennaio ritorneremmo alle vecchie ed astringenti regole che ci potrebbero costare molto, Resta l’amaro in bocca per aver perso una grande opportunità per il cinismo franco-tedesco e per l’assenza e l’insipienza del nostro amato Paese .                                                                       Andrea Viscardi

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