Meglio che mammà nun ce pensava

Pubblico entusiasta al Bracco per “C’è pensa mammà”: Rizzo e De Santis convincono e conquistano la platea insieme a tutta la Compagnia, in una versione del famoso lavoro di Gaetano e Olimpia De Maio che esalta le peculiarità interpretative degli attori e suscita oltre a tante risate, riflessione e introspezione, oltre a divertire, regalando una serata di riuscito spettacolo
Napoli – È il teatro di tradizione che trionfa al Bracco di Napoli con l’inossidabile verve e la convincente interpretazione di Giacomo Rizzo e Caterina De Santis perfettamente calati nei panni di Bernardino e di Margherita in “Ce penza Mammà”, commedia esilarante e allo stesso tempo profonda, di Gaetano ed Olimpia Di Maio.
Giacomo Rizzo rende più che mai intenso e attuale il personaggio di Bernardino, già ampiamente applaudito a furor di platea, anche nei numerosi successi che si sono succeduti nei tanto anno di carriera, incominciando da quello interpretato negli anni ‘90 accanto alla indimenticabile Luisa Conte e, poi, in scena con Rosalia Maggio, rappresentazioni “storiche” di grande bellezza.
Stavolta, il grande Rizzo, che ha da poco compiuto 72 anni di carriera luminosa – festeggiata ultimamente anche nella suggestiva cornice della storica e panoramicissima Villa Domi, del patron Domenico Contessa – è affiancato da un’altra artista d’eccezione, altamente specializzata nel teatro napoletano: la direttrice del Teatro Bracco, Caterina De Santis.
Il riuscito sodalizio artistico vede entrambi protagonisti, da ben tre stagioni, nella sala storica della Pignasecca, che quest’anno celebra con orgoglio la ventesima stagione, dopo anni tristi di chiusura al pubblico e di abbandono, per poi tornare a nuova vita.
Fino a domenica 3 marzo, per la gioia del pubblico napoletano, accanto alla ottima coppia Rizzo-De Santis, si avvicenderanno sul palcoscenico gli attori della Compagnia Stabile, diretti dallo stesso Giacomo Rizzo, che si distingue con grande soddisfazione e diffuso consenso nella veste di regista di questo lavoro caro ad una platea eterogenea e per questo diffusamente apprezzato e particolarmente gradito dagli spettatori, che rientra tra i grandi classici del teatro di tradizione.
In questo caso, “Ce penza Mammà” è stato personalizzato su misura per evidenziare le particolari capacità interpretative di Corrado Taranto, Daniela Cenciotti e Salvatore Esposito, in maniera da completare armoniosamente la compagnia che, con impegno e passione evidenti riesce a presentare in maniera attuale ed efficace questa storia le cui radici affondano nei più profondi sentimenti umani. La rappresentazione caratterizzata da adeguata leggerezza e supportata da una comicità che non lascia tregua allo spettatore, inevitabilmente diverte e conquista il testo in partenza apparentemente quasi frivolo, che si rivelerà invece intenso e fonte di riflessioni sul destino, sulla falsità dei presunti affetti, sull’egoismo umano e sulla sensibilità che miete delusioni ma, allo stesso tempo, è fonte inesauribile di forza morale e di coraggio e, quindi, vincente in una società dove tutto ha un prezzo e, per chi ha dei valori, esso è molto più alto e gravoso.
La storia ha inizio dopo la prematura scomparsa, all’età di soli 25 anni “ma ne dimostrava 18/20”, di una mamma che lascia quattro figli provati da un lutto imprevedibile e repentino.
Le responsabilità della famiglia finiscono inevitabilmente sulle spalle di Margherita, la più grande ed anche l’unica educata rigidamente – a differenza degli altri tre: due maschi e un’altra femmina – lei è costretta al sacrificio continuo, in ossequio al volere e alle raccomandazioni di mammà, rimaste così impresse nella mente della ragazza, poi donna, da condizionarne l’intera esistenza.
Per amore filiale e in memoria di mammà, Margherita acconsente a qualsiasi rinuncia e donazione per rendere serena la vita dei fratelli e della sorella, al di sopra di ogni suo interesse lecito e sicurezza futura. Secondo il volere della mamma che, per quanto passata a miglior vita, le appare ogni notte e da lei riceve i “giusti” consigli e le pressanti raccomandazioni di prendersi cura della famiglia d’origine, rinunciando pure a crearsene una sua e rifiutando il fidanzato per il quale provava affetto e che, deluso, cerca conforto nella fede e all’insaputa di lei veste l’abito talare.
Così, si accolla pure i tanti debiti di Geppino, fratello futile che si rivelerà anche ingrato ed egoista, oltre che scriteriato. Proprio i debiti, sono il principale motivo dei continui litigi con la moglie Giannina e l’invadente e rissosa suocera Rachele: due soggetti (e con lui tre) che è meglio perdere…
Poi, c’è Bernardino, figlio “nu poc abbunat” eppure, nonostante tutto, sorprende per le sue considerazioni fin troppo – e drammaticamente – vere; non si può rischiare che sia chiuso in un ospizio, giacché Giannina e madre mirano a impossessarsi della casa acquistata da Margherita col duro lavoro di infermiera (provata dagli sfibranti e continui turni di notte) ma intestata “per volere di mammà” a Giannino che non ha versato un solo centesimo, preso com’è dal dilapidare i soldi suoi e quelli sudati dalla sorella. E così, per tutelare i fratelli e conservare l’armonia familiare, Margherita vede su tutto e dona ogni avere, fino all’ultimo, garantendo anche una cospicua dote alla sorella per soddisfare le richieste del promesso sposo, alquanto interessato.
In casa entrano ed escono i personaggi più bizzarri e indiscreti che si possano immaginare: l’intrigante e pettegola vicina di casa Titina, il fioraio ipocondriaco, l’idraulico disonesto in combutta con la cameriera che ottura gli scarichi per farlo guadagnare; il singolare fidanzato della sorella apparentemente pure poco sveglia che si rivela invece una grande opportunista laddove nasconde un segreto fin troppo importante per non perdere vantaggi e dote “scippata” a Margherita, vittima sacrificale dell’intera famiglia. Come se non bastassero già i membri dell’originale famiglia, con i loro limiti e le bizzarre abitudini..!
È quando comprare Lauretta, che il fantasma di mammà sembra tornare in vita. La conoscenza della figlia illegittima di Geppino, che a mammà è “tale e quale”, come “due gocce d’acqua”, insinuerà dubbi e scatenerà, suo malgrado, un putiferio, e scoprirà gli altarini, rivelando l’animo di ciascuno.
Ar.Te.Te.Ca – Teatro Bracco
presenta:
Giacomo Rizzo e Caterina De Santis in
Ce penza Mammà
di Gaetano e Olimpia Di Maio
con la Compagnia Stabile del Teatro Bracco
Daniela Cenciotti
e la partecipazione di Corrado Taranto
Scene: Laboratorio SACS
Costumi: Sartoria Maria Pennacchio
Regia: Giacomo Rizzo
Spettacoli venerdì e sabato ore 21, domenica 18,30.
Botteghino aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.30 e dalle 16.30 alle 19.30, in via Tarsia 40 – info@teatrobracco.it ; fax 0815646512 – tel 0815645323 – 3481012824.
Teresa Lucianelli

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