Manovra. Pressing su Tria. Di Maio: Non tiriamo a campare

Sale la tensione nel governo in vista della redazione della nota aggiornamento al Def. Lega ma soprattutto M5S vogliono che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, dia il suo ok ad uno sfondamento del deficit oltre il muro del 2%, tanto che si parla del 2,4%. E si deve partire già con la nota di aggiornamento al Def perché la maggioranza giallo verde ha bisogno di dimostrare ai propri elettori che il cambiamento è in atto. Ma la resistenza del numero uno del Mef, ribadita anche nell’incontro di ieri a Confcommercio, sembra, almeno per ora, ferma: i conti non possono saltare per capricci elettorali. Lui sarebbe disposto ad avallare, al massimo, uno 1,9% per evitare di andare allo scontro frontale con la Commissione europea e far impennare lo spread. Se Matteo Salvini usa parole più prudenti, spiegando che l’accordo di massima sulla manovra c’è e “i decimali sono l’ultimo dei problemi, nessuno fa o farà gesti eclatanti per uno zero virgola” i 5S sembrano usano parole forti contro Tria. Una tensione che ha fatto pensare anche ad uno slittamento del consiglio dei ministri in programma per oggi. Ma questa probabilità è stata smentita dal vice premier, Luigi Di Maio, che da Bruxelles conferma il cdm e nessun rinvio sul Def. Il ministro assicura che “non c’è in programma nessuna richiesta di dimissioni” del ministro dell’economia Giovanni Tria, se non dovesse accogliere la richiesta di ‘sfondamento’ del deficit. Però, sottolinea, a voler dettare l’agenda di governo al responsabile di via XX Settembre, che questa dovrà essere “una manovra coraggiosa” e “quel che non vogliamo fare è scrivere nel Def cose non vere” a differenza del passato quando “si dava un obiettivo nel Def e poi alla fine il deficit era più alto”. Perché, è il suo ragionamento, o le cose si fanno subito oppure sarà difficile spiegarlo ai propri elettori. E quindi sottolinea che “è inutile tirare a campare come governo, io non sono uno di quelli che porterà questo governo a tirare a campare” perché “o si fanno le cose o non ne vale proprio la pena”, ha aggiunto. “Avremo modo di interloquire, a me non preoccupa Bruxelles, se lo dovrà fare la Francia lo faremo anche noi”, ribadisce Di Maio.

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