Il debito sovrano e la catena di anelli

Al Parlamento europeo in  questa settimana ha parlato Papa Francesco che testualmente ha detto: “Promuovere la dignità di una persona significa riconoscere che essa possiede diritti inalienabili di cui non potrà essere privata ad arbitrio di alcuni. Occorre però prestare attenzione per non cadere in alcuni equivoci ed in un loro paradossale abuso. Vi è infatti oggi la tendenza verso una rivendicazione sempre più ampia di diritti individuali che cela una concezione di persona umana staccata da ogni contesto sociale. Al concetto di diritto non sembra più associato quello altrettanto essenziale e complementare di dovere. Così si finisce per affermare i diritti del singolo senza tenere conto che ogni essere umano è legato ad un contesto sociale in cui i diritti ed i doveri sono connessi a quelli degli altri e al bene comune della società stessa”.  Per immagine  Papa Francesco proiettava l’immagine di una Europa unita e con i singoli Stati strettamente associati tra di loro. Ovvero, e sempre per estensione, di  imboccare la strada dell’Europa unita e sovrana attraverso le cessioni di sovranità economiche e politiche discusse al Parlamento di Strasburgo, della Commissione di Bruxelles e dai singoli Stati membri dell’Unione. Quando si imbocca questo discorso l’opinione pubblica e gli operatori europei pensano all’acquisto dei titoli del debito sovrano dei vari Paesi membri dell’Unione. Questa idea è sì ipotizzabile, anche possibile,  ma a conti fatti non realizzabile. E’ stato proposto da Junker, e dalla Commissione da lui presieduta,  un prestito dell’Unione ai vari Stati confederati di 315 miliardi da erogare in tre anni a partire dall’autunno del 2015. In realtà di questa cifra, intestata ad un Fondo europeo, saranno disponibili solo 21 miliardi. Per finanziare il Fondo sarà indispensabile l’apporto dei singoli Stati membri e  datori principali saranno  gli stessi Stati dell’Unione. In termini semplici parliamo di  europeizzazione del bilancio e garanzia dei debiti sovrani. Gli stati membri dovranno contribuire e quando il Fondo raggiungerà almeno 200 miliardi gli stessi avranno la facoltà di attivare investimenti capaci di creare nuovi posti di lavoro, con salari e stipendi capaci di mettere in moto un processo di crescita duraturo. Il debito sovrano, sia ben chiaro, grava sulle spalle di tutti gli italiani e se non fosse garantito, nel caso, dalla Ue resterebbe di fatto inamovibile. E’ un circolo vizioso, una catena di anelli,  che al momento non rende possibile e realizzabile alcun processo di crescita per mancanza, in Italia,  di adeguate risorse finanziarie.

Andrea Viscardi

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