Grillo a testa bassa sulle riforme: è un golpe bianco

L’esame degli emendamenti, e l’approvazione dei 40 articoli che riscrivono la Costituzione, avviene in un’Aula semivuota, visto che le opposizioni non sono sedute ai loro banchi, con l’eccezione di una manciata di deputati del M5S e di Fi a presidio del regolare andamento dei lavori. Assenze che sono una ferita istituzionale, anche se il percorso è ancora lungo e la sfida risiede nel riuscire a far sentire a tutti la condivisione della riforma. Per il via libera alla riforma bisognerà attendere i primi giorni di marzo. La maggioranza ha comunque superato la prova delle centinaia di proposte di modifica su cui in questi giorni si sono scontrati i partiti. A segnalare simbolicamente la disponibilità al confronto è stato il Pd, che ha scelto di lasciare in coda l’esame dell’articolo 15 sul referendum, oggetto di un aspro braccio di ferro con il M5S che chiedeva l’eliminazione del quorum. Grillo afferma, sul suo blog, che sulla questione delle riforme istituzionali siamo al limite del colpo di Stato bianco, quello che non si fa con carri armati e rastrellamenti, ma con colpi di mano di maggioranza. A suo dire c’è  una sola via d’uscita, che è quella di sciogliere il Parlamento ed andare subito a nuove elezioni. Grillo ripete la solita litania: il Parlamento è scaturito da una legge elettorale dichiarata incostituzionale ed, impropriamente, vuole rifare la legge elettorale e la riforma della Costituzione. Il Parlamento non è stato sciolto con il pretesto delle riforme istituzionali, ed anche in virtù di un discutibile accordo tra maggioranza di governo ed una sola opposizione, meglio conosciuto come il patto del Nazareno. Il patto non c’è più, sottolinea Grillo, e pertanto la riforma della Costituzione sarà fatta da un solo partito. Un ovvio, naturale e grillino attacco anche ad i Presidenti di Camera e Senato ed, ergo, il Parlamento deve essere, a suo dire, sciolto con nuove elezioni da fissare in primavera. Grillo dixit! Naturalmente il Grillo, avveduto e lungimirante, sa bene che non è possibile sciogliere il Parlamento con un Presidente appena eletto, che pur se nel pieno dei suoi poteri non può sciogliere un Parlamento contro la volontà della maggioranza e con il parere contrario dei Presidenti di Camera e Senato. Quindi Grillo punta ad una richiesta congiunta di tutte le opposizioni, eventualmente supportata dalle dimissioni dei parlamentari di minoranza. Se anche in uno solo dei dure rami del Parlamento si raggiungesse la metà più uno dei dimissionari sarebbe pressoché automatico lo scioglimento di quella Camera ed, a ricaduta, anche dell’altra. Pertanto, Grillo ha iniziato una campagna di sensibilizzazione dei costituzionalisti e dell’opinione pubblica, raccogliendo firme sotto una petizione che chieda l’immediato scioglimento del Parlamento. Di fronte a milioni di firme, spera che il Capo dello Stato prenda atto della situazione e proceda di conseguenza. “Noi parlamentari M5s siamo pronti alle dimissioni per far cadere il parlamento e andare alla urne”, dice l’esponente del direttorio Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista, in piazza Cola di Rienzo a Roma, davanti al gazebo della raccolta firme #fuoridall’euro. Referendum e raccolta di firme a parte, tra le novità approvate dalla Camera spunta una modifica alla maggioranza parlamentare necessaria a deliberare lo stato di guerra. D’ora in poi per l’ok, che però con la riforma spetterà alla sola Camera dei deputati, servirà la maggioranza assoluta dei voti e non più solo quella semplice. Un passo che rappresenta un ragionevole punto di mediazione secondo il ministro Boschi. Opinione non condivisa da tutti, perché con una legge elettorale maggioritaria che darà il 54-55% a chi vince, questo emendamento non è sufficiente a garantire che in futuro vi sia il rispetto della Costituzione. Il premier, naturalmente non turbato da quelli che considera schiamazzi, annuncia nuove misure in materia economica, come provvedimenti su partite Iva, co.co.co e maternità che saranno approvati nel Consiglio dei ministri di venerdì prossimo.

Roberto Cristiano

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