Anche in Germania, la locomotiva d’Europa, infuria il dibattito sull’immigrazione: è il fattore che ha pesantemente indebolito Angela Merkel nell’ultima tornata elettorale, in una certa misura ‘punita’ per le sue aperture ai profughi, ma è allo stesso tempo il fattore che assicura stabilità al sistema pensionistico tedesco, gravato dall’emergenza demografica che riguarda l’intero vecchio continente. C’è poco da fare: l’Europa, piaccia o meno, si è legata mani e piedi al proprio calo demografico, se vuol tenere in piedi il sistema previdenziale non può che cercare altre risorse da fuori, con tutto ciò che ne consegue.
Il governo, da poco in carica, vorrebbe mantenere la quota pensionistica almeno al 48% dello stipendio netto medio, lasciando lievitare i contributi previdenziali non oltre il 20% nei prossimi decenni. Ma a causa dell’invecchiamento della popolazione, stando agli esperti, alle regole attuali questo calerà invece entro il 2050 al 43%.
Secondo l’agenzia federale per la vigilanza finanziaria Bafin, inoltre, le casse previdenziali aziendali sarebbero in piena emergenza. ‘Una su tre è in difficoltà’, si legge nel tabloid Bild. La situazione nelle circa 130 casse tedesche è più seria di due anni fa, secondo l’organismo di sorveglianza. Senza risorse aggiuntive alcune di queste non potranno più assicurare pienamente le loro prestazioni, l’aggiunta.