Solo poche ore di tregua, poi la marea è tornata a salire a Venezia. E con essa, la paura e la tensione tra i cittadini. La sirena è suonata 4 volte (allarme massimo). Per le 11,20 il Centro di monitoraggio ha previsto un picco di 160 centimetri, ma alle 10.25 la marea era già a quota 145 centimetri a Punta della Dogana. Il Comune su Twitter raccomanda “la massima attenzione” annunciando anche la “sospensione dei collegamenti del servizio pubblico in Canal Grande”.

San Marco è ormai inagibile anche per quelle persone che sono dotate di stivali alti fino alle cosce, tanto che il sindaco Brugnaro ne ha disposto la chiusura, e i dipendenti del Comune hanno rimosso le passerelle che con l’acqua a questo livello comincerebbero a galleggiare creando problemi per la sicurezza. Forte il vento che soffia sulla laguna e che complica la situazione spingendo dentro la città l’acqua del mare.

”Questo è il momento di rimanere uniti e lavorare per salvare Venezia”, scritto in un tweet il sindaco della città lagunare, Luigi Brugnaro, che ha ringraziato della presenza al suo fianco del leader della Lega, Matteo Salvini e del governatore del Veneto, Luca Zaia, da questa mattina in città.

Da martedì sera la città lagunare è messa in ginocchio dall’acqua alta che tra il 12 e il 13 novembre ha toccato i 187 centimetri. La Basilica di San Marco è stata inondata due volte – la sesta volta in 1200 anni – mentre sull’isola di Pellestrina un uomo è morto folgorato in casa per una scarica elettrica causata dall’allagamento della sua abitazione.

E nei giorni scorsi è montata la polemica con il Cnr, che si è difeso: “l’evento che ha colpito Venezia era imprevedibile”, ha spiegato Rosalia Santoleri, direttrice dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar). “Nella mattinata non si immaginava fosse di queste proporzioni. Raffiche di vento con più di 100 km/ora hanno contribuito a questo fenomeno assolutamente imprevedibile che ha colpito la città”.

Intanto si contano i danni che, secondo una prima stima, equivalgono a “centinaia di milioni di euro”.

“Ora al sindaco daremo poteri da commissario. La città non resterà sola”, garantisce il premier Giuseppe Conte in un’intervista al Corriere della Sera, annunciando per il 26 novembre la convocazione di un ‘Comitatone’ interministeriale “nel corso del quale verrà discussa anche la governance per i problemi strutturali della città, come quello delle grandi navi e del Mose”. Conte spiega che “il sindaco sarà nominato commissario”.

E al quotidiano di via Solferino che gli fa notare che dopo la nomina del commissario del Mose, Elisabetta Spitz, manca ancora la nomina del provveditore alle opere pubbliche, Conte ricorda che “la ministra De Micheli ha terminato sette giorni fa l’interpello e fra qualche giorno deciderà sui risultati di questa procedura pubblica”.

Nel Consiglio dei ministri di giovedì è stato deliberato lo stato di emergenza per la città e sono stati stanziati i primi 20 milioni per gli interventi più urgenti. Il prossimo passo saranno gli indennizzi a privati e commercianti, poi i fondi per rifinanziare la legge speciale per Venezia.

Con La Stampa, il premier torna invece sulla necessità di portare a termine il Mose, l’opera di ingegneria idraulica all’ingresso della laguna: “La realizzazione dell’opera è inevitabile – ribadisce – Ad oggi il Mose è realizzato al 90-93% circa, siamo alle battute finali e i fondi investiti sono tanti. Elementi questi che, insieme a una valutazione di interesse pubblico, rendono impensabile qualsiasi soluzione diversa”.

Questa mattina il leader della Lega, Matteo Salvini, arrivato alle 9,30 a Venezia, con stivali ai piedi, ha girato la città insieme al governatore del Veneto, Luca Zaia. Salvini gia’ incontrato il Patriarca di Venezia e ha visitato la cripta di San Marco completamente invasa dall’acqua.