Con la discesa (o meglio con la salita) in campo di Monti muore il bipolarismo. Finisce la seconda Repubblica

Con la discesa in campo di Monti muore il bipolarismo e con esso si conclude la seconda Repubblica, per lasciare il posto ad almeno quattro poli: il PD di Bersani, l’area centrista, ormai a guida Monti, la PDL di Berlusconi con o senza la Lega, il movimento di Grillo. Quindi un’area moderata rappresentata da Monti e Bersani(con l’eccezione di SEL, che alla lunga secondo il mio parere finirà con l’essere ininfluente sulla futura politica del PD) ed un’area populista rappresentata da PDL e 5 Stelle, ma tutte con un comune denominatore, che non sono collocabili, dal punto di vista delle ideologie, molto facilmente nè a destra nè a sinistra. Stando così le formazioni in campo e salvo sorprese clamorose, Berlusconi e Grillo non ce la faranno ad agguantare la vittoria, il risultato è che la sfida sarà tra Bersani e Monti. Sarà come un libro scritto di cui il lettore può conosce il prologo ed anche l’epilogo. In termini più chiari ed esaustivi è una sfida che alla fine si concluderà per gioco o per forza con una sostanziale alleanza per il Governo del Paese. Questo si legge, in modo molto chiaro nella mossa messa in campo dal premier uscente che ha dichiarato di voler presentare un’unica lista al Senato e più liste collegate alla Camera perchè è convinto che il Pd, grazie all’attuale e sciagurata legge elettorale, non raggiungerà la maggioranza per governare e sarà costretto ad allearsi con la sua lista, tenuto conto anche, e non è un dato da trascurare assolutamente, che Bersani è stato l’alleato più leale di Monti e della sua politica economica, naturalmente con i suoi distinguo ideologici. Questo finale è ancor di più un atto ineludibile, perchè Grillo e Berlusconi, nonostante, come precedentemente ribadito,

sono accomunati da un unico comune denominatore, che è il populismo, intriso di anti europeismo ad ogni costo, non potranno mai trovare un punto in comune che li possa far condividere un cammino insieme. Questo però non vuol dire che tra Bersani ed il Premier uscente non ci sarà battaglia, soprattutto su alcuni temi, quali la famiglia, la riforma del diritto dei lavoratori, la solidarietà, la sussidiarietà. Certo il panorama che si profila sembra quasi un ritorno alla prima Repubblica, ove c’era un partito egemone come la DC, che di volta in volta ricercava alleati di governo per consolidare la sua rendita di posizione. Perchè di questo si tratterà, infatti se il PD e l’area centrista sapranno sfruttare in modo intelligente ed adeguato, la situazione che si è determinata negli schieramenti politici, avranno davanti a sè molti anni per governare, esistendo per loro un’unica ma inevitabile incognita, quella costituita dal principio dell’alternanza. La Terza Repubblica, quindi, per il nostro Paese dovrebbe rappresentare la stagione delle convergenze costruttive che saranno necessarie per gettare le basi per una rinascita economica e sociale. Un ruolo importante lo giocherà il presidente Napolitano, quantomeno perchè darà la stura al nuovo Governo e conoscendolo quale uomo di parola, come da lui stesso promesso, l’incarico di formare il nuovo esecutivo, sarà politico ed affidato al vincitore delle elezione, così solo, si potrà scongiurare il pericolo di un nuovo governo tecnocratico, di cui il paese non ha bisogno.

 

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