Giudici Cassazione

Cassazione. Diffamazione, per laureati ‘scuse’ più difficili

Niente scuse per chi è ‘dottore’. I laureati quando pronunciano frasi offensive nei confronti di qualcuno possono essere condannati per diffamazione. Visto il loro livello culturale ben comprendono il significato delle frasi che pronunciano. E non possono accampare scuse per giustificarsi. Lo ha deciso la Cassazione che ha confermato la condanna nei confronti di un medico accusato di diffamazione per una e-mail, indirizzata a 2500 pazienti, nella quale aveva scritto di aver allontanato un suo collega,il dottor C., dallo studio privato ‘per non dequalificare’ la struttura sanitaria e “perché‚ si voleva salvaguardare la qualità delle prestazioni professionali che il detto studio poteva offrire anche a scapito della quantità di tali prestazioni”. Il medico, condannato sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello di Roma, in Cassazione ha ribadito di non voler offendere il collega ma di aver effettuato una semplicissima comunicazione di servizio. Ma per la Quinta Sezione Penale le cose non sono come spiegato dal professionista. “In presenza di espressioni socialmente denigratorie, specie se formulate da persone di elevato livello culturale, quale certamente è fino a prova contraria un laureato, deve ritenersi che l’agente sia pienamente consapevole della portata offensiva delle stesse e nessuna particolare indagine appare necessaria per accertare, in assenza di concreti elementi di segno contrario, la mancanza di consapevolezza di tale offensività e intenzionalità della condotta”. Dunque laureati italiani attenzione: il titolo di studio può ‘costare’ veramente tanto.

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