Traffico e commercio di droga: retata nell’area vesuviana, 50 arresti

Retata della Direzione distrettuale antimafia di Napoli nell’area vesuviana: 50 persone sono state arrestate nell’ambito di una indagine coordinata dai pm della Dda ed eseguita dalla polizia giudiziaria. Gli indagati sono accusati a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e armi, reati aggravati dal metodo mafioso. Tra gli arrestati anche un medico responsabile di un servizio tossicodipendenze dell’Asl. L’ordinanza di custodia cautelare emessa oggi dal gip presso il tribunale di Napoli è il risultato di attività investigative svolte dalla Dda  che segue un’altra operazione antidroga avvenuta nell’area vesuviana e conclusasi, lo scorso 5 luglio, con altri arresti eseguiti all’interno dell’insediamento edilizio cosiddetto ‘Sistema piano Napoli’, a Boscoreale. Otto mesi fa l’indagine della Direzione distrettuale antimafia colpì i capi dell’organizzazione del traffico di droga e di armi. Questa volta in carcere sono finiti i quadri intermedi dell’associazione: vedette e spacciatori al minuto.  Sotto la lente d’ingrandimento delle forze dell’ordine è finito un lunghissimo peridio di attività di spaccio che va dal 1998 al 2011. Gli inquirenti della Dda, nei mesi di indagine, sono riusciti a ricostruire l’intero organigramma dell’associazione per delinquere, dai promotori del cartello fino all’ultimo dei complici. Praticamente è stata ricostruita tutta la filiera del traffico di droga a cominciare dal “broker della dorga” per l’approvvigionamento all’estero, Olanda e Spagna, ai canali di importazione, dagli affiliati deputati allo stoccaggio al deposito della droga fino al commercio al minuto nelle singole piazze di spaccio

Alla Dda fanno notare anche la accresciuta caratura criminale di alcuni appartenenti all’organizzazione che potevano ‘vantare’ collegamenti operativi con i clan Aquino-Annunziata e Gionta, attivi tra Boscoreale e a Torre Annunziata, sempre nella zona vesuviana. Nelle indagini è rimasto coinvolto anche un pubblico ufficiale, finito agli arresti domiciliari: in qualità di medico responsabile di un servizio tossicodipendenze dell’Asl, dietro compenso in denaro, avrebbe rilasciato false certificazioni per consentire a un gestore di una ‘piazza di spaccio’ di continuare a svolgere il proprio ruolo beneficiando degli arresti domiciliari al posto di quelli in cella.

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