Caso Ruby, udienza a Milano: Mora e Minetti in aula

E’ in corso a  Milano il processo sul caso Ruby, in cui sono imputati tra gli altri Lele Mora,  Nicole Minetti ed Emilio Fede. Apparentemente dimagrito, con una camicia nera ed un crocifisso al collo, l’ex talent scout è arrivato al Palazzo di Giustizia, per testimoniare  per la prima volta ad un’udienza del processo.

Mora è  finito in carcere lo scorso 1 agosto, dopo aver patteggiato una condanna a 4 anni e tre mesi per la bancarotta della sua Lm Management. Se otterrà i servizi sociali, l’agente dei vip andrà a lavorare per la comunità Exodus di don Antonio Mazzi.

Chiamata a testimoniare anche Nicole Minetti, che  è arrivata nell’aula della quinta sezione penale di Milano per assistere all’udienza del processo sul caso Ruby. Il consigliere regionale lombardo, imputata per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile insieme a Mora e a Emilio Fede, ha già partecipato ad altre udienze nei mesi scorsi.

Uno sguardo gelido tra i due, che si sono salutati a stento.

Nel corso dell’udienza, è stato ascoltato anche il padre di Ruby, che sentito come testimone, ha dichiarato di non riuscire ad assecondare i desideri della figlia  che “dalla vita voleva i soldi”. “Siamo una famiglia che vive dignitosamente”, ha spiegato  M’hamed El Mahroug.

Poco prima  è  stato ascoltato un uomo che ha lavorato nella scorta di Emilio Fede. Il teste Luigi Sorrentino, ha rivelato particolari importanti in merito ad una sera del 14 febbraio 2010 nella quale seguì con la sua macchina di scorta l’auto di Emilio Fede, nella quale c’erano due ragazze “di cui una marocchina”, fino ad Arcore. Quella sera al ritorno “Fede – ha chiarito Sorrentino – ci disse ‘stasera eravamo in 3-4 con una ventina di ragazze”.  Sorrentino ha inoltre confermato che “quella sera di San Valentino dalle vetrate si vedevano due ragazze in baby-doll rosso”.

Fede: “Sorrentino carabiniere o 007?”. Dura la replica di Fede: “Dopo la deposizione al processo Ruby di Sorrentino , deciderò  se rinunciare ad essere protetto”. Il Sorrentino – ha aggiunto l’ex direttore del Tg4- ha riferito particolari che non soltanto non corrispondono alla verità , ma violano gravemente la privacy. Una testimonianza che prova come – anziché alla mia tutela – il Sorrentino si faceva carico di sapere quante ragazze partecipavano alla cena, di che colore erano vestite, di quale possibile somiglianza una di loro poteva avere con Ruby. Perfino se indossavano oppure no biancheria intima. Domanda legittima: era carabiniere che doveva occuparsi della mia vita, o 007 al servizio di non si sa chi?”

 

 

 

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