Caso bimbo Padova, polemiche su video choc. Manganelli apre inchiesta

E’ bufera dopo la diffusione del video choc trasmesso ieri sera da “Chi l’ha visto?”, che ha ripreso l’atto di forza con cui la polizia ha trascinato via un ragazzino di 10 anni da un istituto padovano. Gli agenti stavano eseguendo un provvedimento di affidamento del bambino in via esclusiva al padre, disposto dalla Corte d’Appello, con collocamento in una comunità.  La polizia è stata però ostacolata dall’opposizione di alcuni familari della madre del bimbo che hanno cercato di impedire al papà presente, di portare il figlio alla sede indicata dall’autorità giudiziaria. La polizia  aveva individuato l’istituto scolastico, in seguito alla rigetto dell’autorità giudiziaria di un ricorso finalizzato alla sospensione del provvedimento di affidamento al padre presentato dalla madre. Gli agenti in seguito al fallimento di diversi tentativi di portare via ilbambino dalla casa materna, avevano quindi individuato il plesso scolastico quale un luogo idoneo all’esecuzione del provvedimento.

 

La madre: “Con mio figlio comportamenti incivili”. Disperazione, ma anche rabbia nel commento della madre, che si è vista strappare via il figlio con violenza inaudita: “E’ incivile che il nostro bambino sia stato portato via in questo modo” ha detto  tra le lacrime la  donna. Indignato anche il nonno: “Da sei anni mia figlia vive un incubo e noi con lei – spiega il nonno – mia figlia ha ricevuto 23 querele dal suo ex marito, tutte archiviate. Il bambino vive con lei e non vuole vedere il padre che è percepito dal piccolo come troppo autoritario. Quello che è successo ieri è incredibile”.

E questa mattina la mamma del piccolo insieme ai nonni e ad una dozzina di signore,  ha messo in atto  una protesta davanti alla scuola.”I bambini non sono né bestie né criminali, liberatelo” e ancora “i bambini vanno ascoltati”, si leggeva sui cartelli.

Secondo gli accordi scaturiti dalla separazione avvenuta otto anni fa, il ragazzino poteva vedere il  padre, una volta alla settimana in colloqui protetti e trascorreva con lui due fine settimana al mese. Il tribunale dei minori ha emesso però di recente un’ordinanza, che stabilisce la necessità dell’allontanamento dalla casa materna del bimbo, che attualmente si trova in una casa famiglia a Padova, in carico ai servizi sociali.

Secondo quanto stabilito dal giudice della corte d’appello della sezione minori di Venezia, va recuperato il rapporto con il padre e per questo gli agenti ieri, assieme al consulente tecnico del pubblico ministero e ai tecnici dei servizi sociali, hanno prelevato il bambino da scuola.

In realtà già gli agenti avevano provato  ad agosto e settembre a portare il bambino via dalla casa materna, ma i tentativi si erano rivelati vani. Di qui la decisione di intervenire a scuola.

“Sono andata nella casa famiglia con il pediatra e ho chiesto che il bambino venisse visitato, ma non mi è stato permesso” spiega ancora la madre. “Mio figlio, ha spiegato ancora la madre “è stato portato in comunità perché la Corte d’Appello di Venezia ha emesso un decreto sulla base del fatto che al bambino era stata diagnosticata la PAS (sindrome da alienazione parentale). Secondo la PAS, se il bambino non viene prelevato dalla famiglia materna e resettato in un luogo neutro, come una sorta di depurazione, non potrà mai riallacciare il rapporto con il padre. Tutto questo in base ad una scienza spazzatura che arriva dall’America”.

“In Italia – ha proseguito – ci sono modi più civili per far riallacciare i rapporti tra padre e figlio; il bambino vedeva suo padre in incontri protetti una volta alla settimana, ogni settimana”. “Ieri sera sono andata nella casa famiglia nella quale è stato portato mio figlio, ma mi hanno impedito di vederlo. Ero con il pediatra e ho chiesto che il bambino venisse visitato perché, visto il modo barbaro con il quale è stato trascinato via da scuola, aveva sicuramente riportato qualche trauma, ma, soprattutto, volevo accertarmi del suo stato psicologico. Ma questo non mi è stato permesso”, ha concluso.

 

 

 

Garante: “Più rispetto per i minori”. “Più rispetto per i minori dai media”. E’ il richiamo del Garante per la protezione dei dati personali, in seguito al  diffondersi in rete e nei media del video con le immagini del bambino prelevato a scuola dalle forze di polizia e di dati personali riguardanti anche la sua salute, pur se forniti dai familiari. I media devono quindi astenersi dal pubblicare e diffondere immagini del bambino e dettagli eccessivi che possano lederne la dignità”. ‘”L’Autorità si riserva comunque di adottare eventuali specifici provvedimenti a tutela del minore”, conclude la nota.

 

Schifani: “Polizia chiarisca”.  Ed il caso del ragazzino padovano infervora anche i politici. Renato Schifani, ha infatti  chiesto chiarimenti al Capo della Polizia Manganelli sull’episodio di Padova. “Le immagini proiettate ieri sera a ‘Chi l’ha vistò hanno creato indignazione e sgomento in tutti noi italiani. I bambini hanno diritto ad essere ascoltati e rispettati – precisa il Presidente del Senato – e ogni provvedimento che li riguardi deve essere posto in essere con la prudenza e l’accortezza imposti dalla loro particolare situazione minorile. Comportamenti come quello al quale abbiamo assistito meritano chiarimenti ed eventuali provvedimenti”.

 

Manganelli si scusa ed apre inchiesta. Immediata la replica del  Capo della Polizia Manganelli che ha  disposto un’inchiesta interna.

“ Provo profondo rammarico per quanto avvenuto a Padova ma garantisco il massimo rigore nell’indagine interna”, dichiara inoltre all’Ansa il capo della polizia  che si scusa con i familiari per quanto accaduto a Padova.

 

Intanto il Presidente della Camera, Fini, che ha avuto un colloquio telefonico con il questore di Padova, ha chiesto al Governo di riferire quanto prima in considerazione delle richieste di informativa e delle interrogazioni parlamentari presentate in merito da deputati di vari gruppi sulla vicenda.

 

 

 

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