Ppe: la Cdu tedesca chiude la porta a Meloni

Il leader dei cristiano-democratici tedeschi, Friedrich Merz, è netto nei confronti del partito della premier Giorgia Meloni:  ‘Nessuna collaborazione in Europa’. «Riguardo a Fratelli d’Italia non appoggeremo alcuna cooperazione con il Ppe e nemmeno all’interno del gruppo vedo la disponibilità in tal senso» ha detto Merz in un incontro con la stampa estera a Berlino. Il presidente del maggior partito di opposizione in Germania, al 27% dei consensi contro il 18% del partito del cancelliere secondo i sondaggi Forsa, concede che «la premier del vostro bel Paese sta facendo una politica molto pro-europea, è dalla parte della Nato senza ‘se e senza ma’ e su questa base si potrà senz’altro parlare insieme. Ma tutto questo non è un tema del Ppe» chiude il numero uno della Cdu. Da Bruxelles arrivano conferme dello stesso tenore. Una cosa è trovare punti in comune con il partito della premier italiana su singoli temi, per esempio la migrazione, altro è condividere una direzione politica, riferiscono fonti ben informate vicine ai popolari. Certamente Weber e Meloni hanno avuto contatti per concordare i punti in discussione sulla riforma di migrazione e asilo, anche in quanto capi-gruppo di due formazioni di peso del parlamento europeo. A oggi però non si può prevedere un’alleanza formale futura tra il gruppo a cui appartiene il partito della premier, i Conservatori e riformisti europei (di cui fa parte il partito di governo in Polonia Diritto e Giustizia e gli spagnoli di Vox) e il Ppe. Questa alleanza al momento non è formalmente auspicata dai popolari, che sperano in un risultato elettorale sufficiente da rendere il sostegno di Ecr superfluo. Quello che poi succederà a giugno del 2024 in prossimità o dopo le elezioni sarà tutto da vedere, ma anche con la convinzione che i temi internazionali domineranno l’agenda politica e mediatica a Roma e Bruxelles nei prossimi anni. Meloni sa perfettamente che il no categorico di Antonio Tajani a un’intesa con gli alleati francesi e tedeschi di Salvini riflette la posizione del Partito Popolare Europeo (Ppe), di cui Forza Italia fa parte. È l’allineamento geopolitico dell’Europa a togliere il sonno ai rappresentanti delle storiche famiglie europee. Che le posizioni eurocritiche di alcuni gruppi europei (tra cui l’Ecr guidata da Meloni) siano infatti ormai sdoganate lo dimostrano i frequenti incontri della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen con la presidente del Consiglio Meloni. O le riunioni tra il presidente del Ppe Manfred Weber, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola e la stessa von der Leyen con Meloni per capire come allearsi e raggiungere i numeri necessari a esprimere una maggioranza alle prossime elezioni. Ad allargare il solco che separa Weber e Tajani da Salvini, Le Pen e i tedeschi di AfD non sono solo le invettive di questi ultimi “contro l’Europa delle banche”, peraltro ridimensionate negli ultimi tempi, ma, soprattutto, i finanziamenti russi a Marine Le Pen, i viaggi degli esponenti di AfD nelle zone dell’Ucraina orientale occupate dall’esercito russo, i mugugni di Salvini ogni volta che l’Italia deve approvare un pacchetto di armi da consegnare al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Meloni sa che siamo dentro il campo occidentale a guida americana e che la politica europea, pur adottando tattiche differenti, deve allinearsi. La premier prende tempo per esplorare le diverse strade da battere. Nella certezza che Bruxelles e Washington possono digerire quasi ogni intesa, anche con gli euroscettici, a patto di non sconfessare la storica traiettoria geopolitica dei Paesi dell’Unione.

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