Antonino Chiaramonte, un agricoltore di Mendicino in provincia di Cosenza, ha deciso di sostituire le foglie di marijuana al grano, ormai "non più conveniente per i prezzi troppo alti". Dai mattoni della bioedilizia per costruire case ai vestiti, passando gli alimenti, gli olii e persino i cruscotti delle auto, la sua canapa viene destinata agli stabilimenti per la produzione di diversi oggetti, 31 maggio 2014. ANSA/FRANCESCO ARENA

Usa, 8 passi per far fronte all’emergenza delle dipendenze da oppiacei

Il “New York Times” dedica un editoriale alla piaga delle dipendenze da farmaci oppiacei che negli ultimi decenni ha raggiunto dimensioni gravissimi, uccidendo ben 64 mila cittadini statunitensi nel solo 2016, il 2′ per cento in piu’ rispetto all’anno prima e il doppio rispetto al 2005. L’amministrazione Trump non ha proclamato formalmente uno stato di emergenza nazionale, ma ha espresso in piu’ occasioni l’intenzione di agire con decisione per contrastare la crisi; la Casa bianca ha istituito una commissione ad hoc, la “Commissione per la lotta alle dipendenze da droghe e alla crisi degli oppioidi”, e alcune corti giudiziarie hanno gia’ avviato inchieste a carico di case farmaceutiche e medici che per anni hanno pubblicizzato e prescritto senza ritegno questa categoria di farmaci analgesici, sminuendone i gravissimi effetti collaterali. Secondo il “New York Times”, pero’, non e’ abbastanza, e la soluzione alla crisi richiede almeno otto misure drastiche, partendo dalla somministrazione capillare di farmaci come il fentanyl, in grado di salvare i soggetti in crisi da overdose.

E’ necessario, secondo l’editoriale, passare da un approccio basato sulla tutela dell’ordine pubblico e sugli arresti ad uno incentrato sull’assistenza medica. revocare la riforma della sanita’ Obamacare, avverte il quotidiano, eliminerebbe i trattamenti ad hoc forniti dal programma assistenziale Medicaid, che invece andrebbero ampliati. I soggetti afflitti da dipendenza dovrebbero essere sostenuti,affinche’ non vivano la loro condizione come un marchio d’infamia. Andrebbero potenziate le terapie a lungo termine con l’impiego di metadone, naltrexone e buprenorfina. Andrebbe prestata attenzione alle forme depressive, che secondo l’American Academy of Addiction Psychiatry affligge il 70 per cento dei tossicodipendenti. Infine, sostiene l’editoriale, andrebbero diffuse terapie per la gestione del dolore e intraprendere programmi di prevenzione tra i giovanissimi.

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