Trump, cancellato comizio a Chicago

Per la prima volta dall’inizio della campagna elettorale presidenziale, il frontrunner repubblicano Donald Trump è stato costretto a cancellare un raduno a Chicago, rinviandolo ad altra data, per motivi di sicurezza, dopo che molti suoi contestatori erano entrati nell’arena dove era atteso per un comizio. La decisione, resa nota dal suo staff, è stata presa dopo un incontro tra Trump e le forze dell’ordine. L’annuncio dell’annullamento del comizio è stato accolto con rumorose grida di gioia dai contestatori: ‘’Abbiamo fermato Trump! Abbiamo fermato Trump!’’, hanno gridato. I sostenitori del magnate, hanno replicato: ‘Vogliamo Trump, vogliamo Trump’. Intanto, nuovo attacco di Barack Obama alla campagna presidenziale dei candidati repubblicani, e principalmente rivolto a Trump. Intervenendo ad una raccolta fondi dei Democratici a Austin, Texas, il presidente Usa ha definito il dibattito interno al Gop come una fantasia, scherni da cortile scolastico, un network di home shopping’, e ha citato Trump come ‘il tizio che è sicuro che sono nato in Kenya’. A suo avviso, il magnate è ‘la distillazione di ciò che è successo nel loro partito in oltre un decennio’.  Barack Obama ha nuovamente respinto l’idea di essere responsabile dell’attuale clima politico: ‘Il concetto è che Obama ci ha resi pazzi’’. Ma, riferendosi ai repubblicani, ha aggiunto che la loro reazione verso di me è folle e ora è andata fuori controllo. Donald Trump, nonostante tutto,  marcia verso la conquista della Florida. E lo fa a suo modo, lanciando tre promesse che suonano come le ennesime provocazioni: ‘Stop alla carte verde per gli stranieri perché danneggia i lavoratori americani; stop ai musulmani che ‘odiano’ gli Stati Uniti e l’intero Occidente; invio di 20-30 mila soldati in Medio Oriente per schiacciare definitivamente l’Isis in una sorta di guerra lampo’. Stavolta a contrastarlo, nell’ultimo dibattito televisivo prima del voto di martedì 15 marzo, non c’era praticamente nessuno. Si vota non solo in Florida, ma anche in Ohio, Illinois, North Carolina e Missouri. In totale ci sono in palio 350 delegati, tutti da assegnare con la regola del ‘winner-takes-all’, chi vince piglia tutto. E per Trump l’en plein e’ dietro l’angolo, forte anche dell’endorsement a sorpresa di Ben Carson, l’ex chirurgo ritiratosi dalla corsa giorni fa e che porta in dote soprattutto i voti di buona parte della comunità evangelica. Secondo i sondaggi Trump e’ praticamente in testa in tutti e cinque gli Stati al voto martedì. Poche speranze per Marco Rubio e John Kasich, che rischiano la figuraccia nelle rispettive roccaforti (Florida e Ohio) col risultato di trovarsi definitivamente fuori dai giochi. A quel punto a contrastare il tycoon rimarrebbe solo il senatore Ted Cruz, ma anche lui con scarse chance di prevalere. Rubio in particolare nelle ultime ore gioca la carta della disperazione e dipinge Trump come colui che distruggerà il partito repubblicano, oltre a consegnare la Casa Bianca a Hillary Clinton.

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