Schlein: proposta di legge per vietare di intitolare strade ad Almirante

La Schlein arriva a voler vietare i ricordi del grande leader di destra Giorgio Almirante, con il “divieto di intitolare strade, piazze, monumenti o sacrari a esponenti del partito o dell’ideologia fascista”.

“Non una operazione nostalgia ma vogliamo tutelare una memoria collettiva”, ha spiegato la capogruppo dem a Montecitorio Chiara Braga. “E’ importante riattualizzare la legge Scelba/Mancino”, ha spiegato invece il responsabile Cultura e informazione Sandro Ruotolo che si è rivolto alla Meloni: “Cerca di presentarsi come moderata in Europa, sostenga le nostre proposte di legge antifascista. Da che parte sta?”. “Non vogliamo limitare la libertà, è tutto il contrario. Vogliamo contrastare un fenomeno eversivo, un pericolo per la democrazia”, ha detto il deputato dem Andrea De Maria, che si è concentrato sulla Pdl sulla toponomastica: “E’ indecente nominare vie e piazze a gerarchi o esponenti del fascismo. Oggi non c’è un provvedimento che impedisce di farlo. Noi individuiamo figure specifiche e se la legge fosse in vigore non ci potrebbe essere nessuna strada dedicata a Almirante…”.

Schlein ribadisce: “Noi come Pd ci opponiamo a ogni tentativo di riscrittura della storia. La Costituzione è antifascista, saldata attorno a principi in gran parte ancora non attuati nel Paese. Come il diritto alla Salute, negato nel momento in cui ci sono persone che ricevono appuntamenti per una visita tra due o tre anni. Come sul lavoro. La Costituzione deve guidare politiche pubbliche che producono giustizia sociale e invece siamo a fronte a una maggioranza che sembra orientata a principi altri’’.

Fabio Rampelli  risponde alla  Schlein sulle proposte di legge contro la propaganda fascista e l’intitolazione di vie ad Almirante: “Occorre innanzitutto ricordare che Giorgio Almirante fu tra i primi del secondo dopoguerra a democratizzare la destra. Disconoscerlo sarebbe per paradosso“, spiega il vicepresidente della Camera. Che traccia un parallelismo storico. Sarebbe  “come negare che l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, scomparso pochi giorni fa in un commosso abbraccio bipartisan, abbia radicalmente modificato le proprie posizioni passando dall’esaltazione delle occupazioni sovietiche di Budapest e di Praga alla fondazione del filone riformista del Partito comunista Italiano. Che poi si sarebbe evoluto fino all’attuale Pd. La sinistra dovrebbe riconoscere il ruolo storico che ebbe Almirante: strategico per il consolidamento della fragile democrazia italiana, invece di rincorrere fantasmi”.  Lo spauracchio del fascismo è la raffigurazione del fallimento di un’ intera stagione all’opposizione, trascorsa senza uno straccio di idea da contrapporre alle ricette del governo. Si ritorna all’antifascismo, l‘extrema ratio, l’exit strategy di una segretaria in totale difficoltà e confusione. Che doveva scuotere il suo mondo verso una reale alternativa di sinistra e che invece ripiomba nelle querelle toponomastiche vecchie stantie.

“Fa specie – prosegue poi Rampelli- che si cerchi di inibire l’intitolazione di vie e piazze ad Almirante. Un politico che ha mostrato al mondo intero la sua evoluzione democratica e occidentale; senza preoccuparsi di prevedere nelle stesse proposte di legge la cancellazione delle strade intitolate a dittatori sanguinari: come Lenin, Stalin e Tito (ancora esistenti in varie città italiane) voluta da sindaci comunisti e filosovietici. Impuniti per il loro sfrontato sostegno a tirannidi ideologiche portatrici di sofferenza e morte per milioni di persone. Infine faccio sommessamente presente che se dovessimo cancellare la toponomastica riferita a gerarchi o a esponenti del fascismo dovremmo dare molti dispiaceri agli estensori delle proposte del partito di Elly Schlein: gran parte degli esponenti della prima Repubblica – politici, giornalisti e intellettuali – sono stati gerarchi ed esponenti del fascismo. O forse si vuole far passare il principio che se si era fascisti ci si riabilita solo se si va militare nelle file della sinistra?”.

Interviene nel dibattito Giuliana de’ Medici: ‘‘Ridicola e inopportuna, ci sono cose più importanti di cui si dovrebbe occupare”. Non le manda a dire la figlia di Giorgio Almirante alla segretaria dem. “Vorrei far presente alla Schlein che Almirante è stato eletto in Parlamento sin dalla prima legislatura. E ha trascorso tutta la sua vita in Parlamento, è stato eletto con il voto degli italiani che hanno dato una preferenza precisa al partito e all’uomo – spiega Giuliana De’ Medici – e non come ora che i candidati vengono sistemati in collegi sicuri per essere eletti. Almirante ha raccolto le preferenze degli italiani e questo lo ha legittimato a stare in Parlamento e a entrare nella storia del Parlamento italiano. Forse Schlein non sa che Giorgio Almirante è stato il primo a presentare negli anni ’70 la legge per l’elezione diretta del sindaco, del presidente di regione e della provincia. Oggi sono leggi dello stato, come è stato tra i primi a parlare di presidenzialismo. Giorgio Almirante, come disse Indro Montanelli, era l’unico uomo politico al quale potevi stringere la mano senza paura di sporcartela.  Almirante era un uomo onesto -prosegue la missiva inviata da Giuliana De Medici a Libero- che non si è arricchito; che non possedeva appartamenti a New York e che ha dedicato la sua vita alla politica e al bene degli italiani. Questi pseudo giornalisti invece di attingere le loro informazioni da Google, studiassero gli atti parlamentari; e leggessero più libri di storia per capire veramente le problematiche che sono state affrontate in quegli anni. Si sono mai chiesti chi ha presentato la prima proposta di legge per l’elezione diretta del sindaco; del presidente della Provincia o della Regione? E chi parla per primo di presidenzialismo?”, è la chiosa di Giuliana De Medici.

Almirante è stato  un uomo che era stimato anche dai suoi più acerrimi avversari e che ancora oggi è oggetto di un assurdo vilipendio da settori pseudoculturali della sinistra.

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