Raffaele Marra al temine dell'incontro tra il sindaco di Roma Virginia Raggi ed il sottosegretario Claudio De Vincenti a Palazzo Chigi a Roma, in una immagine del 18 ottobre 2016. ANSA/ANGELO CARCONI

Roma, Marra e Romeo decidevano incarichi in Campidoglio via sms

Dettagli in più sul ruolo dell’ex capo del personale del Campidoglio, Raffaele Marra, emergono dal deposito degli atti del processo per corruzione che inizierà il 25 maggio. Marra,  a quanto emerge dagli atti,  suggeriva via sms incarichi e retribuzioni disegnando le basi della macrostruttura del Comune. Dai suoi messaggi a Salvatore Romeo, ex capo della segreteria del sindaco, emerge un ruolo decisionale evidente.

‘Domani ti mando i provvedimenti da adottare, i possibili incarichi e le retribuzioni’, scrive Marra a Salvatore Romeo, ex capo della segreteria di Virginia Raggi. Marra, dunque secondo quanto emerge da chat e mail, ma già anticipato dagli atti di indagine, stava ponendo le basi della macrostruttura dirigenziale del Campidoglio attuata attraverso l’istituto dell’interpello. Con questa procedura fu poi promosso il fratello Renato a capo del dipartimento turismo, promozione per cui Marra è indagato assieme alla sindaca Raggi. In un altro messaggio Marra dice a Romeo di avergli inviato la macrostruttura, i vari passi da compiere e la cornice normativa per attuarla.

‘Sono rientrato al Comune di Roma su forte impulso del sindaco Raggi ma immaginavo attacchi strumentali come era successo nel 2010 e poi nel 2013, quando c’era il sindaco Marino’, ha detto Marra ai magistrati nell’interrogatorio del 20 dicembre. Io sono entrato nell’amministrazione sollecitato, pregato, supplicato di rientrare dall’aspettativa perché di questo si è trattato. Io non volevo rientrare e potete sentire il sindaco e vicesindaco se è vero quello che sto dicendo. Più volte ho manifestato al sindaco Raggi che volevo andare via. Io non sono corrotto,  sono una persona perbene. Il mio rapporto con Scarpellini era solo amichevole, forse l’ho visto dieci volte.

‘Questi soldi glieli davo,  mi piaceva avere un amico, se gli dicevo no, non ti do una lira, questo era un nemico per me. Marra è uno che conta’. Così l’immobiliarista Sergio Scarpellini rispondeva al gip Maria Paola Tomaselli nell’interrogatorio di garanzia del 20 dicembre scorso. Scarpellini affermava ancora: ‘Non volevo farmi un nemico. Gli amici sono sempre importanti, questi volendo possono farti male, ad esempio bloccare una pratica’.

Rispondendo a domande sui motivi per i quali avesse dato 400 mila euro all’ex capo del Personale del Campidoglio per l’acquisto di una casa in zona Prati Fiscali, Scarpellini parlava inizialmente di un prestito fatto per simpatia alla persona, presentatagli dal figlio nel 2009. Precisava poi al gip: ‘Io con il Comune ho parecchie iniziative, però Marra non sa niente, mai ho detto ti devi occupare, fammi mai, di me non sa niente riguardo queste cose, con lui avevo rapporti sporadici’. Poi nel verbale spiega che il denaro a Marra fu dato per non creare un rapporto strano, per non creare un rapporto di inimicizia. E’ chiaro che l’ho aiutato perché lui stava in quella posizione diciamo, all’usciere non l’avrei fatto.

Il pericolo, ancora sussistente, di reiterazione del reato non consente a Raffaele Marra di essere scarcerato. Lo ha stabilito il gip Maria Paola Tomaselli. Nel rigettare l’istanza nella quale, in subordine alla rimessione in libertà si sollecitavano i domiciliari, il gip riconosce che il Campidoglio ha preso le distanze da questi sia a livello mediatico con le dichiarazioni rese dal sindaco Raggi, sia sostituendolo nell’incarico sino ad allora ricoperto.

 

 

 

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