Renzi a Ferrara, tra applausi, fischi ed uova

“Siccome penso che questo Paese debba rischiare, il primo a rischiare sono io”,   proclama a Ferrara Matteo Renzi. A sette mesi dall’arrivo al governo deve fronteggiare dati del Pil paurosamente devastati,  con la necessità di adeguare i parametri europei di sforamento. Conosce una opposizione interna che non collima con le sue  idee  avanzate,  ed è bersaglio di  editoriali sempre più critici. A Ferrara viene accolto anche con lancio di uova e con fischi,  ma risponde con un sorriso ed è, come sempre, galvanizzato dagli applausi. Sfida nell’occasione nuovamente i sindacati a cambiare logiche  e li invita martedì prossimo a Palazzo Chigi. Alla Germania dice  che l’Italia rispetterà la regola del 3%, ma sta con la Francia e dall’Europa pretende  un cambiamento. “Questo è un momento molto pericoloso, dobbiamo cambiare l’Europa”. Il premier italiano lo ha detto alla Cnn, in un’intervita registrata a Londra. Dal palco del festival di Internazionale, a Ferrara, risponde alle domande dei corrispondenti del tedesco Die Tageszeitung, dello spagnolo El Mundo e dell’inglese Financial Times. “Quando nel 2003 la Germania per fare le riforme chiese di sforare il parametro del 3%, nessuno le disse di dover fare i compiti a casa, torna a ricordare. Nessuno pretenda quindi di fare la parte del maestro con gli scolari Francia e Italia. Siccome il 3% non siamo riusciti a cambiarlo, lo rispettiamo”,  spiegando poi di dover fare un gioco diverso da quello di Hollande. Ma poi sottolinea che se non si cambierà in un’Europa non più in balia del potere della burocrazia e dei tecnocrati, si rischia di consegnare la Francia a Marine Le Pen. In una congiuntura come quella attuale, con una tendenza negativa del Pil difficile da invertire entro l’anno, Renzi può rivendicare di aver arrestato la caduta, ma deve ammettere di capire la rabbia che in Italia ha indotto a votare Grillo. Anche per questo, spiega, continuerà a cercare di coinvolgere il Movimento 5 Stelle nelle riforme istituzionali. Ed a quei militanti di 5 Stelle che nel pomeriggio lo accolgono in Piazza Municipale a Ferrara con fischi,  urla di scherno  ed il lancio di tre uova, replica   alzando la voce,  per farsi sentire sopra le urla di chi gli vorrebbe tappare la bocca,  e non lasciandosi  intimorire.   Renzi  dice poi “basta”   alla sinistra che insegue i fantasmi della cultura del sospetto e dell’ormai vecchio radical chic “di fortebracciana memoria”,  che  perdendo le elezioni  ha consegnato l’Italia per venti anni a Silvio Berlusconi. Chiarisce poi che  neanche se FI dovesse essere determinante per il Jobs act la includerebbe nel governo. Ma “finché FI avrà milioni di voti” meriterà rispetto.   L’invito ad i sindacati per andare a Palazzo Chigi è estemporaneo,  fatto in maniera dura e rude  e  li spiazza. Dopo il ‘tour de force’ di giovedì nella capitale inglese, Renzi annulla un impegno a Milano per dedicarsi a Palazzo Chigi ai delicati dossier sul tavolo del governo, dalla legge di stabilità al Jobs act. E poi dal palco del festival di Internazionale torna a rivendicare quanto fatto finora dal suo governo. “Preferirei che mi si dica che gli 80 euro sono una boiata pazzesca, fantozzianamente, ma non che non ho fatto niente, soprattutto se lo dice chi non ha fatto niente per vent’anni,  Nei primi sette mesi di errori ne ho fatti tanti, ma posso mostrare che la concretezza dell’azione di governo è stata molto superiore agli annunci”.

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