L’ad Rai Roberto Sergio sotto scorta dopo le minacce per il comunicato su Israele letto in tv da Mara Venier

Roberto Sergio, amministratore delegato (ad) della Rai, è stato messo sotto scorta dal Ministero dell’Interno. Il Viminale ha preso questa decisione mercoledì 14 febbraio dopo le minacce ricevute dal dirigente in seguito alle sue posizioni su Israele, emerse dopo la lettura del comunicato da parte di Mara Venier durante la puntata di Domenica In dell’11 febbraio.

Nella tarda mattinata, prima della notizia dell’assegnazione della scorta, davanti alla sede della Rai, in viale Mazzini a Roma, alcune decine di manifestanti hanno sventolato bandiere della Palestina, intonato cori ed esposto striscioni.

Su uno di questi c’era la scritta Radio Televisione Israeliana, con lettere grondanti vernice rosso sangue.

Il presidio era stato convocato da Potere al Popolo per protestare proprio contro la presa di posizione dell’ad Rai, Roberto Sergio, a sostegno di Israele.

I cancelli del palazzo che ospita i vertici della tv di Stato sono stati chiusi, con diversi agenti di polizia a monitorare la situazione.

Fascicolo in Procura

Secondo quanto riferito sarebbe all’attenzione della Procura di Roma una informativa delle forze dell’ordine in relazione alle minacce ricevute dall’ad della Rai Roberto Sergio e ad alcuni suoi familiari dopo il suo comunicato sulla guerra in Israele. L’incartamento è all’attenzione del procuratore capo Francesco Lo Voi. Non è esclusa l’apertura di un fascicolo d’indagine nelle prossime ore.

Il Governo Meloni difende Roberto Sergio

Diversi esponenti del Governo Meloni, nelle ultime ore, si sono schierati dalla parte dell’ad Rai, Roberto Sergio. Per il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, “Sergio ha fatto bene a emettere quella nota. Anzi, avrebbe dovuto fare ancora di più visto lo squilibrio dei giudizi espressi durante Sanremo nel silenzio di Amadeus, che forse o non conosce i fatti o condivide le condanne unilaterali che dimenticano l’altra faccia della storia”.

Poi è sceso in campo il vicepremier, e leader della Lega, Matteo Salvini: “La mia solidarietà umana e culturale a Roberto Sergio e totale condanna per chi insulta e minaccia professandosi ‘pacifista’”, ha dichiarato in una nota.

Nei giorni scorsi, invece, dall’opposizione si erano levate le richieste di dimissioni all’ad Roberto Sergio. Alleanza Verdi-Sinistra, dopo la lettura del comunicato da parte di Mara Venier, ha sottolineato che “in TeleMeloni tira una bruttissima aria, di censura. La censura non è servizio pubblico e per fortuna non è ancora stato abolito l’art. 21 dalla nostra bella e robusta Costituzione”.

Per il responsabile informazione del Pd, Sandro Ruotolo, “quello che è successo in Rai è grave. Prima la velina e poi la censura nello stesso programma”, mentre i componenti Dem della commissione di Vigilanza Rai sottolineano che “la libertà di espressione degli artisti è sacrosanta e va rispettata. Abbiamo assistito a una brutta pagina della Rai con l’ad che si è elevato a giudice dei contenuti di una canzone e di ciò che dice un artista sul palco e Mara Venier che si è prestata a fargli da megafono”.

Il messaggio di Ghali «stop al genocidio» continua a essere al centro delle polemiche. Ieri Amadeus ospite di Bruno vespa ha preso posizione sulla questione. «Rispetto le decisioni di tutti, ma non sono assolutamente d’accordo con questa affermazione, nella maniera più totale. Il festival di Sanremo non ha mai promosso l’odio, ha sempre parlato di inclusione, di libertà: i cantanti che sono saliti sul palco hanno chiesto la fine della guerra, hanno chiesto la pace, richiedere la pace vuol dire seminare odio? Esattamente il contrario». Lo dice Amadeus, ospite di Porta a Porta, rispondendo a una domanda di Bruno Vespa sulle critiche dell’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar, convinto che il palco dell’Ariston «sia stato sfruttato per diffondere odio»

«Questo non vuol dire – lo incalza Bruno Vespa – che voi abbiate dimenticato il massacro di 1200 israeliani?». «Assolutamente», risponde Amadeus. «La guerra da qualsiasi parte è da condannare, non c’è guerra da un lato o dall’altro, c’è la guerra che va fermata, qualsiasi guerra al mondo va fermata. Mai mi sarei mai sognato di portare l’odio, e così anche in cantanti. Portiamo esattamente l’opposto: i ragazzi in gara fanno messaggi e appelli di pace, di libertà di idee, di pensiero, di uguaglianza di pelle, di valori. A Sanremo nella storia, e senza sembrare presuntuoso, in questi anni, c’è un grande senso di inclusione che va rispettato e mai cambiato, sennò torniamo indietro», conclude.

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