Il Ponte sullo Stretto ‘attrattore turistico per Vincenzo Franza’ e ‘incubo per gli espropri’ per Giusy Caminiti, sindaco di Villa San Giovanni

“Il ponte sullo Stretto servirà se diventerà un attrattore turistico mondiale. Altrimenti, sarà un’opera essenziale per il Paese ma non per Messina”. Vincenzo Franza, amministratore delegato di Caronte & Tourist, interviene nella Commissione consiliare sul ponte  presieduta da Pippo Trischitta. E, da amministratore delegato di Caronte & Tourist, smentisce di essere contrario alla grande opera ed espone il suo punto di vista: “Il ponte sarà un’opportunità unica per Messina se ci faremo trovare pronti, in termini di servizi ad esempio. Non dobbiamo perdere tempo con il sì e con il no. La nostra opinione non interessa a nessuno. Noi a Messina dobbiamo preoccuparci del come. Questa è un’occasione irripetibile. Il Consiglio comunale deve realizzare un piano turistico del ponte: alberghi, centri commerciali, ristoranti vanno inseriti nel contesto del ponte. La gente vuole l’emozione di salire sul ponte e magari di gettarsi con il Bungee Jumping. Ci vogliono aeroporti e tutto un sistema d’infrastrutture che funzioni. Oggi le ferrovie hanno interesse a investire. Una volta che si spendono tanti soldi, verrà da sé che si faccia il resto”.

Sollecitato per primo dal presidente Trischitta, ha precisato Franza: “Noi, in quanto imprenditori del trasporto marittimo, contrari al ponte? Non è così. Già mio padre continuava a dichiararsi favorevole ed evidenziava quanto fosse conveniente per noi nel periodo dei lavori. Sono favorevole perché la mia è un’azienda siciliana e un investimento di 11 miliardi su questo territorio rappresenta un elemento di grande ricchezza. Il ponte è ferroviario e sarà il vero asse che unisce il Paese e la Sicilia. In più si completeranno le autostrade e tutta una serie d’infrastrutture fondamentali. Nel tempo, si spenderanno 100 miliardi ma non sono cifre gigantesche. Servono per creare un sistema attorno al ponte. Sono favorevole da messinese. Ma siamo in ritardo. Ci siamo posti una serie di domande collegate alla costruzione del ponte? In realtà no. Faccio degli esempi. Ci vuole la formazione ma dubito che saranno formati 15mila messinesi. Ma ci è posti il problema della formazione dei lavoratori? E ancora: c’è una lavanderia pronta a lavare diecimila tute al giorno? Catering e logistica: siamo pronti? Ne dubito. Strutture per famiglie, strutture per divertimenti, scuole si stanno preparando per chi verrà qui? Purtroppo non stiamo ragionando in questi termini. C’è chi potrebbe creare un negozio di ferramenta, ad esempio, per fornire diecimila martelli. Catania s’attrezza e noi no. E siamo davvero in ritardo, lo ripeto. Il ponte ferroviario non servirà a Messina e al suo territorio sul piano trasportistico. Dobbiamo cogliere l’occasione per farlo diventare un’occasione per la nostra città. Se non saremo bravi, il ponte sarà solo un mezzo di trasporto sopra di noi. Ma se non creiamo le infrastrutture turistiche, a noi non verrà alcun vantaggio. Noi continueremo a lavorare, e così le ferrovie, per fornire il servizio di trasporto. E continueremo a lavorare come Caronte & Tourist. Il traghettamento sarà sempre il mezzo più facile ma dobbiamo preoccuparci di creare o le attrazioni giuste per far vivere l’emozione del ponte ai turisti. Loro verranno solo per vivere un’esperienza di questo tipo. Magari intercettassimo il milione di persone che va a vedere il teatro antico di Taormina. Vivremmo solo di quello. Alberghi, spazi per convegni d’ingegneria, intrattenimento per le famiglie: tutto deve essere realizzato attorno al ponte. Magari per 20 anni sarà il ponte più lungo e da tutto il mondo dovranno venire ad ammirarlo. Noi, lo ribadisco, come società, continueremo ad avere un ruolo nel trasporto marittimo, che non cesserà, e daremo una mano negli anni dei lavori. Un eventuale calo nei trasporti sarà compensato se ci sarà più ricchezza complessiva per il nostro territorio. Messina potrà avere un ruolo decisivo in relazione all’Africa e a strategie commerciali gigantesche. E si dovrà mantenere un sistema di navi per treno e navi per auto per quando il ponte ferroviario non dovesse funzionare. Ricordo anche l’importanza di puntare sul porto di Tremestieri. Ci siamo attrezzati con le navi per Tremestieri e penso che il Consiglio se ne debba occupare. Ci sono troppi ritardi e lavoriamo con infrastrutture degli anni Settanta”.

Tanti gli interventi e le domande dei consiglieri. Per Franza, “l’impatto ambientale e tutti gli altri rischi dipendono da noi messinesi. Se saremo bravi a gestire le cose non ci saranno rischi e il ponte sarà un’occasione unica, nell’ottica dell’area integrata dello Stretto e del rapporto con la Calabria. Timori per i no ponte e le loro azioni stile no Tav? È un problema del questore. Io conosco Accorinti ed è la persona più pacifica del mondo”.

Il Ponte sullo Stretto più che sogno si sta trasformando in un incubo, quantomeno lo è di certo per i villesi interessati dagli espropri. Si sta passando dalle parole ai fatti. E Villa San Giovanni ha una posizione netta che il sindaco Giusy Caminiti ha stigmatizzato confermando che la città in questo momento ha un’emergenza che ha priorità su tutti i tavoli. «Noi abbiamo un problema sociale che è determinato dagli espropri. La nostra priorità è tutelare i villesi. Non ci piace nemmeno parlare di ditte. Non ci piace quantificare come ditte. Per noi la priorità sono i cittadini che potrebbero veder pubblicato da qui ai prossimi 60/80 giorni l’avviso delle case, dei terreni e delle unità ad uso commerciale che saranno oggetto di esproprio. E allora in questo senso abbiamo corso. Abbiamo corso per approvare in consiglio comunale il 12 dicembre una misura concessa dalla Regione Calabria che si chiama Misura suolo consumo zero che ci permette di riattivare il nostro vecchio piano regolatore generale. Questo perché il nostro piano regolatore degli anni 80 era decaduto. Questo avrebbe voluto dire che un esproprio su un’aria avrebbe qualificato quell’aria come “Bianca”. Sostanzialmente indennizzo pari a quello delle aree agricole».

Un’eventualità che avrebbe potuto creare un danno economico per il proprietario dell’aria stessa. La riattivazione del PRG grazie all’adesione a questa misura permette, invece, di riportare in vita le destinazioni urbanistiche. «Questo – ha confermato la Caminiti – eviterà anche il momento di ricorsi. Abbiamo chiesto un momento di consultazione con la ditta per la quantificazione dell’esproprio tutelando così ciò che spetta ai nostri cittadini».

Ma adesso siamo all’ulteriore giro di boa. L’amministrazione, infatti, ha chiesto alla società Stretto di Messina S.p.A. di sedersi con la sua struttura tecnica con l’ufficio tecnico comunale per riguardare il piano degli espropri. «Abbiamo già notato che può essere che un piano fatto a Roma sia altra cosa rispetto a un piano visto nel territorio. Vogliamo che i tecnici della Stretto di Messina insieme ai tecnici della nostra struttura comunale guardino casa per casa, unità per unità, terreno per terreno, quale sia la reale vicinanza al ponte. Evidenziare quali sono le opere salvabili in un contesto di costruzione del ponte. Questo vorrà dire agire a cerchi concentrici in maniera tale ed evitare gli espropri dove è possibile ad avere per esempio solo delle occupazioni temporanee determinate da un’interferenza con l’aria di cantiere».

Questo vorrebbe dire “salvare” tutte quelle situazioni in cui oggi si trovano, nella vecchia mappa, espropri zona di noleggio mezzi, di pulizia mezzi, di parcheggio mezzi. Si può fare ad esempio, l’abbiamo detto alla Stretto di Messina, nei nostri terreni confiscati in maniera tale che si prendono i terreni confiscati di cui ha disponibilità il Comune di Villa San Giovanni ma non si tocchino i terreni e le strutture dei privati. Per noi un esproprio vale uno. E non vogliamo che la mappa degli espropri sia calata sulla città ma abbiamo chiesto che sia un tavolo in cui ciascuna situazione venga valutata caso per caso. Venga rinviata quanto più possibile. Venga eliminata se ci sono le condizioni per non avere abbattimento strutture. Non avere espropri avere solo delle occupazioni».

Oggi più che mai, dunque, Villa freme per conoscere il nuovo progetto definitivo considerando che nel 2011 gli espropri erano poco più di 500 e si parlava, invece, di un numero di esproprianti pari quasi a 1000. Sono passati 12 anni per cui tante altre abitazioni saranno state costruite dove si immaginava quel progetto. «Dobbiamo necessariamente avere il nuovo progetto aggiornato e comunque noi già sul vecchio progetto stiamo facendo questa valutazione con i tecnici comunali in maniera tale da arrivare preparati non appena si aprirà questo tavolo espropri».

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