‘Delitto e Castigo’ in scena al Teatro Argentina di Roma fino al 15 aprile

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, le considerazioni di  Barbara Lalle su ‘Delitto e Castigo’ in scena al Teatro Argentina di Roma fino al 15 aprile. 

Fino al 15 aprile il Teatro Argentina di Roma sarà replicato Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij.

La prima è stata martedì scorso, il 3 Aprile. La platea e palchi pieni: grande interesse e forse anche curiosità muovono il pubblico che sta per assistere all’adattamento e alla regia di Konstantin Bogomolov. Sarà un’esperienza.

Il giovane regista, nativo di Mosca che è stato chiamato da Emilia Romagna Teatro Fondazione per autografare il capolavoro del maestro russo, si è cimentato nel trasferire il romanzo dalla scritto al detto. Bogomolov, personaggio di spicco del nuovo panorama contemporaneo russo ed europeo, noto per i suoi lavori rivoluzionari e radicali, aveva già in passato messinscena testi di Dostoevskij, tra cui I fratelli Karamazov nel 2013 e L’idiota nel 2016, sempre con l’acre critica sociale che ritroviamo anche in quest’ultimo lavoro e che già alcune noie gli ha procurato in patria.

Ambienta il dramma in un generico oggi.

Dimentichiamoci l’immaginario ottocentesco passionario e romantico a cui la letteratura russa ci hanno abituato. Niente più Sanpietroburgo e pesanti vestiti scuri. Per 2 ore, senza interruzione assisteremo a qualcosa di altro. Scenografia unica, fatta di 3 schermi televisivi, un divanno su cui si alterneranno i personaggi come in una sgangherata sit-com. E’ passata da poco Pasqua nella realtà, un crocifisso sale e scende dall’alto. Questo Cristo ha delgi anelli dieganti sulle braccia e sulle gambe, tatuaggi?

Raskol’nikov non è un  giovane studente che ha dovuto suo malgrado abbandonare l’università. Non è animato da un muscoloso odio. Grandi assenti le considerazioni politiche di palingenesi sociale.

Raskol’nikov  è un straniero, dell’Africa, apatico e indifferente, senza fede, dottrina o credenza.

L’omicidio sussiste. Non è più dell’usuraia e della sorella di lei, ma di una donna bianca e di sua figlia, un’obesa con il cranio rasato. Tutti sembrano dei sub-normali, usciti da istituti manicomiali: la sorella di Raskol’nikov, la prostituta, il poliziotto, il pubblico ministero…

Il cinismo è l’unico motore perché questo è un Delitto senza Castigo. In una società senza valori, ideologie e spiritualità non c’è castigo ne’ pentimento. Ma nemmeno la domanda universale alla base della narrazione, la legittimità o meno del delitto, è più congrua con l’odierno.

Il cast tutto made in Italy, composto da Anna Amadori, Marco Cacciola, Diana Hobel, Margherita Laterza, Leonardo Lidi, Paolo Musio, Renata Palminiello ed Enzo Vetrano, lavora con grande adesione all’efferato, con una recitazione a volte grottesca a volte meno, ma sempre innaturale.

Il pubblico che non è rimasto in sala nella stessa quantità dell’inizio, applaude debolmente.

Barbara Lalle

 

 

 

 

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