Crimea al voto

E’ pressoché certo che il voto in Crimea si trasformerà in un plebiscito a favore dell’unione con la Russia. La penisola di Crimea si prepara quindi  a tornare in seno alla Grande Madre Russia, alla quale è stata unita per oltre 250 anni, dopo esattamente 60 anni di amministrazione da parte dell’Ucraina, alla quale fu regalata nel 1954 dall’allora leader sovietico Nikita Krusciov quale segno di fraterna vicinanza fra le due Repubbliche dell’Urss. Se non ci lasciamo trascinare da interpretazioni catastrofiche potremmo leggere una volontà di controllo e non di annessione da parte di Putin sugli accessi al Mar Nero ed a Sebastopoli,  e non quelle  di esasperare le tensioni internazionali. In tal modo potrebbero essere  soddisfatte  le esigenze geopolitiche russe senza entrare in conflitto con Europa e Stati Uniti. Purtroppo l’Unione Europea è il prodotto della convergenza di 28 paesi in cui la Germania è il paese posto al centro. Il sistema europeo è poi garantito dagli Stati Uniti che non  resterà inerte al cospetto del risultato.  L’intervento di Kerry sulla crisi in Crimea è la dimostrazione che gli Stati Uniti non intendono sottrarsi al dovere di mantenere fermi gli equilibri europei. Il destino dell’Ucraina ha in questo un importantissimo peso. Infatti il premier ucraino Iatseniuk ha annunciato per il 21 marzo prossimo la firma per l’accordo di associazione e di  libero scambio con l’Unione Europea. Nel momento in cui entrerà in  vigore l’accordo il progetto euroasiatico d Putin fallirà, e questo  nonostante il probabile successo del voto in Crimea. Nel 2013 Yanukovic non volle firmare l’intesa con l’UE e questa  porterebbe ad  una profonda divaricazione con la Russia. Il G8,diventato G7 con l’esclusione della Russia, si terrà poi a Londra senza esponenti del Cremlino. Putin ha fatto poi  porre veto all’Onu sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza per l’invalidità del referendum sulla secessione previsto oggi in Crimea.Due i quesiti del referendum posti in tre lingue: russo, ucraino e tataro.  Sarà chiesto: “siete a favore della riunificazione della Crimea con la Russia come entità costituente?”; “Siete a favore dell’ applicazione della costituzione della repubblica di Crimea del 1992 e dello status della Crimea come parte dell’Ucraina? Al voto oltre 1,5 milioni di aventi diritto, in 1205 distretti elettorali, con 27 commissioni elettorali cittadine e distrettuali. Nel distinto referendum di Sebastopoli sono chiamati al voto 306.000 elettori in 192 seggi. In tutto, secondo Itar-Tass, una settantina di osservatori da 23 Paesi, compresa l’Italia: si tratta di deputati, eurodeputati ed esperti europei di diritto internazionale e attivisti per i diritti umani, invitati dalle autorità locali. Non sono presenti osservatori dell’Osce né della Csi.  Sono migliaia gli elettori che stanno votando a Sebastopoli, la città più popolosa della Crimea: nel seggio 850098 a poca distanza dal centro della città si registrano code e sono oltre 2 mila quelli che hanno già votato. “Torniamo a casa”, dice qualche elettrice mostrando la scheda prima di inserirla nell’urna trasparente. A metà giornata si attesta oltre il 50% il dato sull’affluenza al voto. Lo annuncia il comitato elettorale centrale di Sebastopoli, a quattro ore e mezzo dall’apertura dei seggi. L’affluenza alle ore 12 in Crimea per il referendum sull’adesione alla Russia si attesta a oltre 170.000 elettori, pari al 44%. A Kerch, la città dove ha sede l’antico insediamento italiano, con oltre il 60%. Il dato più basso a Bahcisarai: nel villaggio a maggioranza tatara l’affluenza è del 30%. Il ministro degli Esteri svedese Carl Bildt , grande esperto di Balcani ed ex inviato Onu in Kosovo,  ha dichiarato oggi che il referendum in corso in Crimea per aderire alla Russia è ”illegale e viola la costituzione ucraina”. Inoltre, la situazione nell’area non ha nulla a che vedere con quella del Kosovo, che nel 1999, in seguito ad una guerra, si staccò dalla Serbia. In un’intervista alla radio svedese, Bildt ha detto che in questa situazione, ”le sanzioni contro la Russia saranno difficili da evitare” e ha aggiunto che ciò che accadde nella ex Jugoslavia per il Kosovo ha con la situazione ucraina ”cruciali differenze”. Nei Balcani dopo la guerra ”il Kosovo fu posto sotto l’amministrazione dell’Onu e cominciò un lungo cammino nel processo per l’indipendenza cui parteciparono anche la Serbia e la Ue”. E alla fine del processo il Kosovo fu riconosciuto da molte nazioni appartenenti all’Onu. ”In Crimea  c’è stato un intervento militare russo, che tra l’altro ha chiuso stazioni tv, e adesso c’è il rischio di un’invasione vera e propria e di un’annessione forzata”. Aspetteremo il risultato per assistere allo sdipanarsi degli eventi.  

 

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