Conti pubblici e Ue: ‘Da Italia non abbiamo ancora ricevuto il documento bilancio’

‘Non commentiamo sui documenti programmatici di bilancio. Comunque, l’Italia non è tra i Paesi dai quali abbiamo ricevuto i Dpb’,  ha detto la vice portavoce capo della Commissione europea, Mina Andreeva, oggi a Bruxelles durante il briefing con la stampa. I Documenti programmatici di bilancio avrebbero dovuto essere consegnati alla Commissione entro il 15 ottobre, ma l’Ecofin ha deciso, per motivi di calendario, di estendere il termine fino all’intera giornata di oggi, 17 ottobre. Finora solo nove Paesi hanno trasmesso alla Commissione i propri ‘draft budgetary plans’ per il 2017: Spagna, Francia, Cipro, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Slovacchia e Finlandia.

Una volta presentati i documenti programmatici di bilancio, la Commissione europea ha tempo fino al 30 novembre per dare un proprio parere, che va trasmesso al Consiglio, il quale dovrebbe decidere entro l’8 dicembre (una riunione dell’Ecofin è in calendario per martedì 6 dicembre, preceduta dall’Eurogruppo lunedì 5, immediatamente dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre). Prima del 30 novembre, entro il 9, la Commissione dovrebbe diffondere le proprie previsioni economiche, sulla base delle quali verrà formulato il giudizio sulle bozze di bilancio preparate dagli Stati.

Fonti Ue non commentano i numeri previsti nel documento programmatico di bilancio  ma è chiaro che la Commissione non è entusiasta della scelta del governo italiano di portare il deficit dal 2 al 2,3%: ‘Il 2,3% non è l’1,8%. O no?’.

Certo, osservano, la flessibilità per far fronte a circostanze impreviste ed eccezionali è prevista dalle regole. All’interno delle regole le cose si possono fare. Tuttavia, continuano, non abbiamo ancora visto il Piano Casa nel dettaglio, al pari del Dpb: ‘Una volta che avremo il piano, lo guarderemo’.

La s cadenza del 30 novembre è prevista dalle regole, e precede il referendum di domenica 4 dicembre. Pare difficile che possa essere ‘stiracchiata’ fino a dopo il referendum, ma su questo non ci sono certezze definitive, anche perché la Commissione è un organo politico e il calendario in questo caso conta. Da un punto di vista politico, appare sensato presumere che il governo italiano e la Commissione presieduta da Jean-Claude Juncker abbiano entrambi interesse a trovare un accordo, o almeno un terreno comune: ‘Non abbiamo interesse a far degenerare la situazione (to escalate things, ndr), non ce n’è bisogno’.

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