Conte rilancia da Villa Pamphili la lotta al contante

Gli Stati generali a Villa Pamphili sono l’esempio lampante della  volontà del governo di rinsaldare il patto con Bruxelles, lanciando rassicurazione alla Ue. Giuseppe Conte  ha  rilanciato proprio da Villa Pamphili la lotta al contante.

La transizione verso il cashless, con una riduzione significativa del contante e l’emersione del sommerso, deve essere naturale, senza imposizioni o penalizzazioni per chi non vuole conformarsi all’uso della moneta digitale. Sono le parole del  premier all’apertura  della terza giornata degli Stati generali dell’Economia con le confederazioni, il mondo del commercio e dell’artigianato.

Non possiamo digitalizzare il Paese se rimarrà consistente l’economia sommersa. È questo il vero problema – ha rimarcato a più riprese il presidente del Consiglio – Non è solo un problema dei 100, 110, 120 miliardi che sono sottratti al circuito legale. Certo che è un problema, sono somme consistenti. Ma è chiaro che se noi andiamo a modernizzare il Paese per renderlo più avanzato, per farlo correre con la crescita del Pil, per non avere più una sofferenza congenita nella produttività e nel prodotto interno lordo non potremo mai raggiungere questo risultato perché potremo digitalizzare quel che vogliamo ma una grande percentuale dell’economia del Paese rimarrà sottratta alla digitalizzazione. Il modo per raggiungerlo è un modo  gentile. Non abbiamo mai pensato di imporre penalizzazioni a chi non si conforma a questa buona pratica dei pagamenti digitali. 

”Sta per arrivare questo Recovery Fund. Quindi siamo chiamati ad elaborare, nell’ambito di questo piano di rilancio, un più specifico Recovery plan italiano. Ovviamente nell’ambito di questo, dove c’è tutta l’azione di governo di rilancio. All’interno di questo andremo ad individuare e presenteremo a settembre un piano specifico di Recovery italiano”.

Tenete conto che ovviamente dovremo selezionare alcuni investimenti specifici che entreranno in questo progetto finanziato dall’Europa. Anche lì c’è la possibilità per evitare aggravi per esempio dei commercianti per quanto riguarda i pagamenti digitali. Cioè abbiamo la possibilità di chiedere investimenti per la strumentazione – sottolinea Conte che ha rimarcato a più riprese, nel corso del suo intervento, la necessità di agevolare il cashless senza tuttavia inserire delle penali per chi non voglia – Cioè possiamo chiedere investimenti per favorire una transizione dolce e gentile verso questo piano di pagamenti digitali. Non vogliamo quindi penalizzare nessuno. Piuttosto incentivi quindi ai pagamenti digitali che penalizzazioni nel caso in cui non ci si adegui ai pagamenti digitali. E’ questa la filosofia del governo. In questo ci piacerebbe, con tutte le difficoltà che dobbiamo scontare, che voi foste pienamente partecipi di questo patto.

Tra i pilastri del Governo per la riforma del fisco, assume un ruolo sempre più centrale il rafforzamento dei pagamenti digitali – e la lotta al contante è uno dei punti fondamentali del cosiddetto ”piano Colao” – per combattere l’evasione fiscale. Contestualmente, dal prossimo 1° luglio la soglia per l’utilizzo del contante viene ridotta a 1.999,99 euro (che scenderanno a mille il 1° gennaio 2022). Pena, una sanzione molto salata che può arrivare fino a 50 mila euro per operazione.

La stretta all’uso del contante è una norma contenuta nella legge di Bilancio approvata a dicembre dello scorso anno. Nella Finanziaria per il 2020 si prevede una progressiva riduzione dell’uso del contante per pagamenti di beni e servizi. In particolare è previsto che dal 1° luglio di quest’anno il tetto massimo di spesa in contanti sia di 1999,99 euro. Per cifre superiori sarà necessario usare strumenti di pagamento tracciabili dal Fisco, come bancomat, carta di credito, assegni, bonifici.

Questo tetto subirà un ulteriore abbassamento il 1° gennaio del 2022. Infatti da quella data il limite massimo di uso dei contanti per acquisti di beni e servizi scenderà a 999,99 euro. Oltre questa cifra sarà vietato utilizzare soldi cash per effettuare acquisti di qualsiasi genere. Si dovranno utilizzare, carte, assegni o bonifici.

Il tetto comporta che fino a 1.999 euro è possibile dare soldi in contanti ad un’altra persona o a un’azienda. Dai 2.000 euro in su, invece, per trasferire denaro da un soggetto a un altro è necessario uno strumento tracciabile, come il bonifico bancario, la carta di credito, ecc. Il limite riguarda sia chi riceve il denaro, sia chi effettua il pagamento. E tocca anche le donazioni e i prestiti, anche se fatti tra famigliari.

Nessun problema invece per i versamenti e i prelievi fatti sul proprio conto corrente – perché non trattandosi di trasferimento di denaro tra soggetti diversi non ha limiti e non incappa nelle sanzioni – e per i pagamenti rateizzati in contanti come, ad esempio, le cure dentistiche.

Previste sanzioni amministrative pesanti. Multe salatissime che andranno da un minimo di 3000 euro a un massimo di 50000 euro a seconda della gravità dell’infrazione. Tenendo presente che nella violazione sono coinvolti entrambi gli attori, ovvero chi effettua il pagamento e chi lo riceve.
Fino a 250.000 la sanzione va da un minimo di 2.000 a un massimo di 50.000 euro per le parti contraenti; oltre i 250.000 euro, la sanzione va da 15.000 a 250.000 euro. Per i professionisti obbligati alla segnalazione in entrambi i casi la sanzione va da 3.000 a 15.00 euro.

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