‘Autoviolationprivacy’, mostra di Jessica Iapino esposta a Roma presso Interno 14

 Barbara Lalle e le sue considerazioni su ‘Autoviolationprivacy’, la mostra di Jessica Iapino, a cura di Lori Adragna, esposta presso Interno 14 di Roma. 

 

AUTOVIOLATIONPRIVACY di Jessica Iapino a cura di Lori Adragna è la mostra inaugurata lo scorso 6 marzo 2018 presso Interno 14, associazione senza finalità commerciali che da cinque anni anima Roma ed il quartiere Esquilino con esposizioni, dibattiti, incontri ed allestimenti.

L’artista romana che vanta importanti studi in scuole internazionali, dagli albori della sua carriera ha incentrato la sua ricerca sull’indagine analitica costantemente tarata sulle connessioni della stessa, con  le costruzioni e le costrizioni della società contemporanea.

Dopo i successi degli ultimi 15 anni di intenso e rigoroso lavoro che l’hanno portata ad esporre in spazi museali e gallerie in Italia e all’estero, propone ad Interno 14 il suo ultimo lavoro, il suo ultimo ragionamento.

AUTOVIOLATIONPRIVACY è un percorso espositivo site-specific che si struttura in quattro opere, in quattro stanze, separate tra loro dal media scelto ed unite dal concetto prescelto.

Violazione, anzi autoviolazione della privatezza: questo è il concetto intorno al quale ruota la ricerca della Iapino.

La privacy è divenuta un diritto fino ad essere un’ossessione mai percepità così prima dell’avvento della società post-moderna, è stata normata, disciplinata ed oggetto di legge, eppur si erode.

Perchè? L’artista in Bauman trova la sua spiegazione filosofica: perché siamo noi stessi, in una schizofrenia collettiva a scioglierla nell’acido dei social network, esibendo la nostra immagine, le nostre emozioni, i nostri pensieri. In barba alla privatezza, al monitoraggio a fini di controllo politico e commerciale.

Per il vernissage vengo accompagnata da un eccezionale guida, la curatrice Lori Adranga, cofondatrice e diretttrice artistica di Bridge Art, responsabile URBAN Farmer per Roma presso Farm Cultural Park e Contributor/Writer presso Inside Art che per l’occasione del vernissage incontra il pubblico ed i giornalisti per presentare le opere.

 

Si parte dalla prima stanza, chiamata ‘Della Identità’ Genotipica’.

L’opera di apertura è “SELF PORTRAIT W/ MASK”, un video installazione del 2017.

La D.ssa Adranga mi spiega: ‘Nel video, l’inquadratura fissa riproduce un atto performativo minimale: l’artista scuote la testa tenendo in bocca tra i denti una maschera in alginato bianco che raffigura il gemello corrotto, l’ombra da reintegrare. L’azione richiama le movenze di un cane in cerca di carezze, di attenzione e approvazione’.

Proseguendo, in senso antiorario mi introduco nella stanza ‘Della Identita’ Sacra’, l’opera esposta è ‘IL BUONGIORNO HA L’ORO IN BOCCA’, scultura in porcellana ricoperta di foglia d’oro 23 ¾ kt. del 2017.

Il ritratto scultura di porcellana, materiale sofisticato e puro ricoperto da foglia d’oro zecchino,  sacralizza e viola al tempo stesso la funzione iconica ordinatrice del caos a difesa di un falso idolo, enfatizzato in quel legame identitario che si inscrive negli accessi remoti ed insieme attuali dell’archetipo.

La terza stanza è denominata ‘Della Identità’ Sociale’. L’opera porta il nome ‘SSS’ – STIVALE, SARDEGNA, SICILIA ed è una performance/scultura-gioiello del 2018. I materiali utilizzati sono il bronzo, un vestito verde ed un corpo bellissimo di donna

Elena Giulia Abbiatici. Solo per l’opening il pubblico puo’ apprezzare l’opera live, successivamente potrà vedere al posto dell’opera vivente, degli scatti della stessa.

L’identità sociale è quella che coinvolge tutti: l’Italia qui è fatta a pezzi nel gioiello indossato da una figura femminile contrassegnata dai colori della stessa bandiera che giace a terra al centro della sala. Immobile.

Entriamo insieme nell’ultima stanza ‘Dell’Identità di Genere’ nel cui centro torreggia una pira di libri: l’istallazione ‘MY NAME IS OMAR’.

L’installazione collettiva dei libri bianchi ‘My Name is Omar’ è una forma di Battesimo o meglio un auto battesimo: i presenti sono invitati a prendere una copia del libro e a scriverci dentro ogni nome che avrebbero voluto avere, oppure, a porre dei segni e/o disegni che meglio li rappresentino.

Prendo il libro bianco anche io, ma prima di accomiatarmi, incontro l’artista Jessica Iapino per porle qualche domanda.

D- Qualche aneddoto personale, un frammento di un episodio che ha scaturito in te la necessità di indagare l’autoviolazione della privatezza.

R- Il mio lavoro parte da una ricerca introspettiva in costante ‘costruzione-costrizione’ con uno sguardo sulla società contemporanea. Autoviolationprivacy è un’evoluzione di un mio precedente lavoro dal titolo ‘Previous. To the source’.  Una composizione video di 26 performance dove indagavo i 31 soggetti scelti e creavo per loro un atto performativo nel confine tra realtà e recitazione. A questo proposito ho sentito la necessità di far passare attraverso me stessa quel concetto di ‘vero e falso’ che caratterizza l’essere umano più in particolare nei giorni d’oggi dove i social sono strumento di una falsificazione forse involontaria del nostro quotidiano.

D – Emerge una sorta di attenzione e sensibilità verso temi di etici e sociali che caratterizza il tuo percorso umano.  Cosa ti coinvolge maggiormente come persona e come artista?

R – Prendo spunto da una frase del brano ‘Fearless’ di Saul Williams: ‘I am a poet who composes what the world poses and poses what the world compose’ – ‘sono un poeta che compone ciò che il mondo posa e posa ciò che il mondo compone’.  Penso che ogni artista abbia una sensibilità maggiore a ciò che lo circonda. Nel mio lavoro spesso uso temi specifici per parlare più ampiamente di alcune problematiche della nostra società.

D – Ricerca di nuovi linguaggi e sperimentazione, innovazione e tradizione…in cosa ti senti maggiormente incuriosita e coinvolta non solo come artista ma anche come persona?

R – Credo che la sperimentazione sia fondamentale in ogni campo. L’innovazione parte proprio dalla ricerca avendo cura però della tradizione e dalla cultura sia del proprio paese sia di altre realtà nel mondo. Per ogni artista la ricerca è quotidiana non c’è un distacco tra persona e artista infatti nel mio caso non c’è differenza tra persona e artista.

La mostra sarà visitabile fino al 15 Marzo 2018  presso Interno 14 Via Carlo Alberto 63 – Roma.

Barbara Lalle

 

 

 

 

 

 

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