Abusi su 6 detenuti, arrestato il cappellano di San Vittore

Don Alberto Barin, cappellano del carcere milanese di San Vittore faceva leva sullo ''stato di bisogno'' dei detenuti, che si rivolgevano a lui per ottenere piccoli beni che li potessero aiutare a vivere meglio dietro le sbarre: sigarette, shampoo, saponette o spazzolini queste le richieste dei detenuti al cappellano che in cambio dei ‘regali’ chiedeva loro favori sessuali. E le prestazioni non si esaurivano tra le mura del carcere. Quando i detenuti uscivano dal penitenziario, a pena scontata, li 'invitava' a passare a casa sua per altre prestazioni sessuali, facendogli pesare il fatto che i suoi pareri di 'buona condotta' erano stati utili, a suo dire, per le scarcerazioni. Con queste accuse mosse dalla Procura di Milano, il sacerdote 51enne, cappellano del carcere milanese di San Vittore dal '97, è stato arrestato oggi per violenza sessuale su sei detenuti – tutti giovani extracomunitari, di eta' compresa tra i 22 e i 28 anni e quasi tutti africani – e concussione. Al prete vengono contestate presunte violenze per un arco di tempo di cinque anni, perche' alcuni fatti risalgono al 2008 e altri arrivano fino all'ottobre scorso. Agli atti dell'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Pietro Forno e dai pm Daniela Cento e Lucia Minutella, ci sono anche i filmati degli abusi subiti da quattro detenuti, perche' gli investigatori della Squadra mobile, supportati nelle indagini dalla polizia penitenziaria, sono riusciti lo scorso giugno, dopo una prima denuncia che ha fatto scattare le indagini, a piazzare una micro-camera per registrazioni ambientali nell'ufficio del cappellano all'interno di San Vittore. La Curia di Milano ha voluto esprimere la ''massima fiducia nel lavoro degli inquirenti e la disponibilita' alla collaborazione per le indagini'' e anche ''il proprio sconcerto e il dolore per l'arresto e per i fatti che al cappellano della Casa circondariale di San Vittore sono contestati''. Il racconto delle vittime, tutte in carcere per episodi di ‘piccola criminalità’ (solo uno è accusato di omicidio e si è rifiutato di parlare con gli inquirenti) si legge nelle 36 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Enrico Manzi. I detenuti hanno spiegato ai pm che avevano anche una sorta di ''timore reverenziale'' nei confronti di don Barin e lo ritenevano una persona ''estremamente potente e influente'' che con le sue relazioni sulla loro condotta poteva influire sulle scarcerazioni. Da prassi, in realta', spiegano fonti giudiziarie, questo tipo di pareri vengono si' presi in considerazione dai magistrati di sorveglianza, ma non sono certo decisivi. In poche parole, come scrive il gip, il prete avrebbe utilizzato ''la sua posizione, le sue funzioni, i suoi pur limitati poteri e la sua quotidiana vicinanza ai detenuti per soddisfare quasi ossessivamente le sue pulsioni sessuali''. Agli atti c'e' proprio un filmato che documenterebbe presunti abusi nella casa di Don Barin. Il prete ora si trova nel carcere di Bollate in attesa dell'interrogatorio di garanzia, mentre tutte le vittime erano gia' state trasferite da San Vittore in altri penitenziari nelle scorse settimane. Intanto, gli investigatori stanno facendo accertamenti per capire se altri detenuti possano aver subito abusi dal cappellano con lo stesso 'sistema'.

 

 

Raffaella Della Morte

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