Cina: condannato a 10 anni il libraio svedese Gui Minhai

Un tribunale cinese ha condannato il libraio svedese Gui Minhai a 10 anni di carcere per “fornitura illegale di informazioni all’estero”, lo scrive il sito della Bbc. Gui e’ entrato e uscito dalla detenzione cinese dal 2015, quando scomparve durante una vacanza in Thailandia. E’ noto per aver pubblicato in precedenza libri sulla vita personale dei membri del Partito comunista cinese durante la sua permanenza a Hong Kong. I gruppi per i diritti umani hanno deplorato la “dura condanna” e chiesto il suo rilascio. Gui era uno dei cinque librai che possedevano una piccola libreria a Hong Kong. Nel 2015, tutti e cinque sono scomparsi in tempi diversi ma sono stati poi liberati – solo Gui e’ rimasto in detenzione cinese. Il Tribunale del Popolo Intermedio di Ningbo ha detto in una nota che il libraio e’ stato anche privato dei diritti politici per cinque anni. Il condannato non avrebbe annunciato appello al verdetto. Il tribunale ha aggiunto che la sua cittadinanza cinese e’ stata ripristinata nel 2018. Non e’ chiaro se Gui abbia rinunciato alla cittadinanza svedese, ma la Cina non riconosce la doppia cittadinanza.

Amnesty International ha chiesto martedi’ che Gui sia rilasciato “immediatamente”: “Il deplorevole verdetto e la condanna scioccante e dura con accuse completamente infondate dimostrano ancora una volta che le autorita’ cinesi non lasciano che la crisi del coronavirus li distragga dal reprimere i dissidenti”, ha detto Patrick Poon, ricercatore cinese di Amnesty International, in una dichiarazione alla Bbc. “A meno che la Cina non possa fornire prove concrete, credibili e ammissibili dei presunti crimini che Gui ha commesso, deve essere rilasciato immediatamente e senza condizioni”. Il libraio era sparito di nuovo all’inizio del 2018 mentre era in viaggio verso Pechino dopo che gli era stata diagnosticata una sclerosi laterale amiotrofica, che avrebbe sviluppato proprio nel primo periodo in cui si trovava in stato di detenzione in Cina, secondo quanto dichiarato all’epoca al New York Times dall’attivista statunitense per i diritti umani John Kamm, fondatore della piattaforma “Dui Hua” per i diritti umani in Cina, e che ha seguito assieme alla famiglia di Gui le vicende del libraio. La vicenda dei cinque librai scomparsi aveva fatto discutere a livello internazionale per i rapporti tra Cina e Hong Kong, e la vicenda personale di Gui era stata oggetto di particolare attenzione, perche’ il libraio era scomparso dalla Thailandia a fine 2015 prima di ricomparire in Cina in regime di detenzione. Oltre a Gui erano scomparsi anche altri quattro librai di Hong Kong, accusati di avere pubblicato libri di gossip sulla vita dei politici cinesi, sgraditi a Pechino. I cinque vennero rilasciati, uno dopo l’altro, a distanza di mesi.

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