Banca d’Italia e dintorni, lo strano zelo degli ispettori di Palazzo Koch

Il destino del Credito di Romagna (Cdr) è stato in gran parte influenzato dalla Banca d’Italia, purtroppo negativamente. Dopo che è scoppiato lo scandalo di alcune banche della Repubblica di San Marino il rapporto tra il Credito di Romagna e Bankitalia si è incrinato. Questo perché – secondo Cdr – nella banca romagnola erano presenti due soci sanmarinesi che Bankitalia impose di cacciare nel 2010. Il Cdr è stato in seguito commissariato ma, a seguito di un ricorso al Tar, la Banca d’Italia ha restituito ai suoi soci fondatori il timone del Credito di Romagna. Questo a seguito di varie iniziative di alcuni dei soci fondatori, compreso il primo di essi, Giovanni Mercadini. In primis si adoperarono per far uscire i soci sanmarinesi che detenevano il 15%.

Palazzo Koch però – secondo fonti interne al Cdr – impose come nuovo partner Veneto Banca che nominò 3 consiglieri su 9 e il vice direttore. Impose inoltre un investimento in azioni di Veneto Banca di 5,8 milioni che, a seguito della crisi che ha colpito la banca veneta, crollarono clamorosamente. Il loro valore è diminuito da 39,5 euro ad azione a 0,1. Per colpa di questa imposizione di Bankitalia Cdr ha registrato perdite nel 2015 per 4,8 milioni e nel 2016 per oltre un milione. Una debacle che – secondo fonti interne Cdr – fa il paio con altre decisioni inspiegabili di palazzo Koch. Decisioni che hanno portato complessivamente per Cdr – proseguono le fonti – un danno da 12 milioni di euro.

Inoltre, per completare l’opera, è stata adottata una procedura di removal (rimozione dei vertici del Cdr) perché – secondo le nostre fonti – Banca d’Italia riteneva che il direttore Giovanni Mercadini impediva l’aggregazione con Veneto Banca e poi anche con un altro partner. Ora i soci del Cdr, imprenditori italiani, dovranno cedere a valori simbolici il controllo della banca ad un Fondo di Honk Kong dove esisteva il segreto bancario fino a pochi anni fa. Una decisione che appare illogica e che ora, dopo vari ricorsi e controricorsi, ha come ultimo argine il Consiglio di Stato.

Secondo le fonti della banca romagnola il Cdr nei primi 5 anni di vita, dal 2005 al 2009 aveva ottenuto risultati unici per crescita dei volumi e dei margini economici e, anche nel triennio 2013 – 2015, ha visto crescere la redditività e ha generato mediamente un risultato di oltre 12 milioni di euro per anno. Sotto la gestione degli uomini indicati da Bankitalia invece nel 2016 ha visto diminuire il margine dell’attività a meno di 6 milioni di euro, – 50%, nel 2017 il margine è diventato addirittura negativo.

Nel periodo del removal, rispetto a quello precedente, la banca ha registrato una diminuzione della raccolta complessiva da 960 a 870 milioni di euro e gli impieghi da 570 a 460 milioni di euro. Una diminuzione drastica in soli 15 mesi dei volumi ha causato il crollo dei ricavi citati e, infine, per la prima volta sono diminuiti i clienti di Cdr. Un ‘capolavoro’ finanziario.

Progetto Italia News ha già raccontato, nel silenzio assoluto dei media, vicende riguardanti traffici illeciti finanziari con la complicità di banche e noti avvocati romani, Vinicio Viol e Salvo Pace.

C’è da scommettere che anche questa vicenda, che vede coinvolta anche Bankitalia, rimarrà nel dimenticatoio.

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