Per tutt’Aprile, la pizza della Legalità da Michele

 

È ispirata al territorio la nuova specialità dell’Antica Pizzeria da Michele in The World frutto di un progetto con la Cooperativa Sociale Giancarlo Siani
Napoli. La tenacia di chi resiste nel proprio territorio e crede nelle sue potenzialità coltivandole: queste le caratteristiche alla base della nuova specialità creata da “Antica pizzeria da Michele in the World”, simbolo di Forcella, con la Giancarlo Siani Cooperativa Sociale.
La pizza in questo caso viene interpretata dai maestri pizzaioli della famosa pizzeria di Forcella, puntando sull’inconfondibile sapore dei “Pizzini Vesuviani – Pizzo Sano”, il pomodorino del ‘piennolo’ coltivato alle falde del Vesuvio, del “Riccia San Vito” rosso e del pomodoro “Giagiù” giallo, che arricchiscono il noto impasto tradizionale dello storico punto di riferimenti di Forcella caro ai buongustai e ai turisti provenienti da ogni parte del Pianeta.
Alessandro e Daniela Condurro, colonne portanti di “Michele in the world”, ricordano una visita determinante a Radio Siani, e la conoscenza di Giuseppe Scognamiglio, Enzo Savarese e tutti i ragazzi della Cooperativa Siani che li colpirono piacevolmente per la passione e l’entusiasmo”.
“Questa pizza è il nostro piccolo contributo per aiutare questi ragazzi coraggiosi, affinché continuino la loro opera” – dichiarano Alessandro e Daniela che precisano pure, convinti: “al di là di tutta la retorica, il pomodoro del piennolo prodotto da loro è un’eccellenza assoluta” e credono nel riutilizzo sociale dei beni che vengono confiscati alla camorra e nella produzione di un pomodoro che è unico nel suo genere, quello che è onore e vanto del Vesuviano e dei suoi tanti tenaci coltivatori che li coltivano con impegno e competenza, tra cui alcune aziende storiche di massima esperienza.
Tra le sue peculiarità, presenta un prolungamento caratteristico della bacca chiamato, in gergo, “pizzo”, che è quella stessa utilizzata per indicare il tributo a cui la camorra obbliga le sue vittime che sono in commercio o hanno aziende.
Infatti, il progetto nasce proprio dalla volontà di ribaltare il concetto e dunque c riappropriarsi di questa “parola storpiata dalle mafie, mutuandola da una pratica negativa utilizzata dalla camorra per l’approvvigionamento illecito di denaro nei confronti degli operatori economici, il racket, che comunemente viene chiamato “pizzo’ come sottolinea Giuseppe Scognamiglio, presidente della cooperativa Giancarlo Siani.
Teresa Lucianelli

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