Olanda al voto, seggi aperti

Si sono aperti in Olanda i seggi per le elezioni legislative. Gli ultimi sondaggi indicano che il partito liberale conservatore Vvd e i laburisti dovrebbero conquistare circa 35 seggi ciascuno sui 150 da eleggere. I primi risultati sono attesi intorno alle 21. La ricca e pacifica Olanda va alle urne per le quinte elezioni anticipate in 10 anni. Il cambiamento s’avvicina, il Paese è attrezzato per sostenerlo, ma per il generoso welfare che assicura salari alti e pensioni che sono le più elevate d’Europa (74% dello stipendio) si prospetta uno scollinamento. I partiti pro Europa hanno cercato, pur con accenti diversi, di proporre un nuovo modello che faccia appello al realismo degli olandesi, limitando la presa degli euroscettici e dei nazionalisti. A giudicare dagli ultimi sondaggi, che danno per favorita una coalizione tra i liberalconservatori del premier Rutte ed i laburisti, sembra che gli appelli ‘alla pancia’ degli elettori siano stati sconfitti. “Tutti lo sanno che il cambiamento è necessario, ma nessuno lo vuole. Noi olandesi siamo molto conservatori e non vogliamo cambiare”, racconta Peter, 44 anni, responsabile delle biglietteria del teatro “Frascati” di una tranquilla viuzza nel centro di Amsterdam. “Di solito voto per il Vvd (i conservatori del premier uscente Mark Rutte, ndr), ma stavolta, dopo aver seguito i dibattiti in tv, ho scelto i D66 (democratici di centro, accreditati come terzo alleato di laburisti e conservatori, ndr), che propongono cambiamenti sostenibili. “Hanno ad esempio un programma interessante di incentivi per il mercato della casa”, in calo e che rischia prima o poi di far scoppiare una bolla immobiliare. I D66, dice Peter, “vogliono rendere flessibile il mercato del lavoro”, molto protettivo. “Non è il liberismo di Rutte, ma sostenibile”. I laburisti? “No, loro sono troppo politicamente corretti”. Camminando per le strade di Amsterdam si ha l’impressione che la vita scorra tranquilla. Nessuno si scalda per le elezioni, si vedono pochi manifesti elettorali e molta gente (gli indecisi, dicono i sondaggi, sono ancora il 25-30%) si fanno un’opinione vedendo i dibattiti in tv fra i vari leader di partito. Jessie, 30/enne gestisce un caffé del centro ed ha le idee chiare: “L’altra volta votai i laburisti per contrastare il Pvv (l’ultradestra di Geert Wilders. ndr), ma non ho molta fiducia in loro. Stavolta voto D66 perché loro vogliono difendere l’istruzione contro i pesanti tagli” decisi dal governo uscente. “L’educazione è il nostro futuro. L’Olanda sta cambiando: si tagliano ammortizzatori sociali, sanità, pensioni. Tutti hanno paura di perdere il lavoro. Io ho un bambino piccolo e mandarlo all’asilo nido mi costa così tanto che devo continuare a lavorare come una pazza per pagarlo”, confida sorridente. “Non m’interessa la politica”, dice Bart, giovane elettricista per una ditta edile, “ma credo che voterò alla fine per i laburisti, almeno loro ci difendono”. La moltitudine di partiti in lizza, che vengono votati con un sistema proporzionale che nessuno vuole cambiare, viene incontro all’insofferenza verso i politici, che ha colpito tutta Europa, offrendo più opzioni. Ma allo stesso tempo a molti appare come una selva in cui sia difficile districarsi. “Non so nulla dei partiti, però continuerò probabilmente a votare il Vvd (di Rutte), come ho sempre fatto”, dice Petronella, 78 anni. “Nessuno vuole lavorare più”, dice la 72/enne Mies, proprietaria di un negozio di oggetti decorativi. “La gente si lamenta perché c’é la crisi, ma poi si aspetta che qualcuno pensi a loro, non fa sacrifici, si aspetta sempre un lavoro ben pagato…”. Ma se una parte della popolazione ha un approccio realistico e si vede costretta ad accettare il cambiamento, l’impressione é che l’atteggiamento generale sia quello dello struzzo, che non vuole vedere anche se percepisce che il suo mondo è in pericolo. Gli analisti parlando di un Paese che fa fatica ad abbandonare la tradizionale politica delle concertazione sociale governo-imprese-sindacati, che dal dopoguerra ha cementato una società armoniosamente sicura di sé, unita e prospera. Un segno dei tempi che cambiano, per esempio, è la componente sindacale più dura che fa capo al partito socialista (Sp) di Emile Roemer, che s’é insediata come minoranza nel maggiore sindacato nazionale, l’Fnv, feudo laburista, bloccando di fatto molte contrattazioni. Quella olandese è un’antica società mercantile unita, una comunità solidale che per secoli a duro prezzo ha strappato la terra al mare (polder). Il modello storico della società da un decennio in qua è entrato in crisi, e questo si riflette in politica: i partiti vecchi e nuovi, tendenzialmente “consociativi” e collaborativi, hanno incrementato divisioni ideologiche, acuite dalla crisi, esacerbate da fenomeni – estranei fino a poco tempo fa – come la xenofobia e il razzismo in un Paese che di immigrati ne ha molti, ben integrati, e in cui la religione musulmana è professata dal 10% della popolazione. “Come possono tollerare uno come Wilders in questo Paese?”, si chiede Sinan, di origini turche, studente in Scienze Umane all’Università di Amsterdam.

(fonte Ansa)

 

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