Migranti tra Salvini e Trenta

Il caso migranti scuote le fondamenta anche della Difesa. La polemica è scoppiata dopo la circolare inviata da Matteo Salvini, in cui il ministro chiedeva di vigilare per motivi di sicurezza sulla nave Mare Jonio. Il problema è che il titolare del Viminale, a capo delle Forze dell’Ordine, ha inviato la sua direttiva anche al Capo di Stato maggiore della Marina e al comandante generale della Guardia Costiera. Queste due cariche rispondono al Ministero della Difesa e non al Viminale.

  Nella circolare Salvini chiedeva alle forze che agiscono in tutela delle acque territoriali italiane di assicurarsi che gli uomini della Mare Jonio “si attengano alle vigenti normative nazionali e internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare” in quanto la violazione delle norme “accresce il pericolo di situazioni di rischio per la vita umana in mare e può determinare rischi di ingresso sul territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica“. 

Lo Stato Maggiore non avrebbe apprezzato l’invasione di campo di Matteo Salvini, il cui atteggiamento è stato visto come un’ingerenza senza precedenti nella storia della Repubblica italiana. “Quel che è accaduto è gravissimo perché viola ogni principio, ogni protocollo e costituisce una forma di pressione impropria nei confronti del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli. «Non è che un ministro può alzarsi e ordinare qualcosa a un uomo dello Stato. Queste cose accadono nei regimi, non in democrazia“, riporta il virgolettato de la Stampa che cita fonti militari. 

Ufficialmente, a infuriarsi con il leader della Lega sono i vertici delle forze armate, ma è evidente che, al loro fianco c’è la responsabile della Difesa, tanto più che a far trapelare la notizia dell’irritazione delle gerarchie militari sono fonti del dicastero: «È stata superata una linea rossa».

L’intimazione, come la definisce Salvini, a vigilare sul rispetto delle norme, viene inviata non solo ai vertici delle forze dell’ordine su cui lui ha diretta competenza, ma anche alle gerarchie militari – segnatamente al capo di Stato maggiore della Difesa – che dipendono dalla Trenta. La mossa viene vissuta come uno sconfinamento inaccettabile dai pentastellati. «Questa ingerenza è un atto da regime», sussurrano alla Difesa. È una direttiva «legittima», replica il leghista. «Di ordine pubblico me ne occupo io, ma fino a oggi con Di Maio e Toninelli ho condiviso tutto».

La questione sarebbe planata sul tavolo di Mattarella nell’incontro con Conte, ma dal Quirinale fanno sapere che non è così: non se n’è parlato perché il caso è esploso dopo.

Salvini e Conte dicono che centinaia di terroristi islamici, approfittando del caos libico, potrebbero arrivare nascosti tra i migranti. «Continueremo a lavorare per scongiurare una crisi umanitaria che ci può esporre al rischio di foreign fighters», avverte il premier. «Non vorremmo vedere arrivare in mare i 500 terroristi che sono nelle carceri libiche», aggiunge il leghista che annuncia un’altra direttiva per prorogare la  la chiusura delle frontiere con la Francia come chiesto da Parigi.



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