Meloni: ‘Non c’è scontro con la magistratura, solo poche toghe ci attaccano’

Durante il punto stampa a Dubai, a margine di Cop28. il premier Meloni risponde a una sfilza di domande sulla politica interna, sulla magistratura, sull’Europa e il patto di stabilità, sul premierato. Rispondendo a una richiesta di  chiarimento sulle parole del ministro Guido Crosetto precisa: “Io penso che non ci sia uno scontro tra politica e magistratura. Credo che si debba sempre ricordare che, per chi viene da destra, chi serve lo Stato è sempre un punto di riferimento. Quindi questa idea che ci debbano essere scontri tra i poteri dello Stato, tra persone che, in ogni caso, servono lo Stato, secondo me è sbagliato”.

“Questo non vuol dire – chiarisce Meloni- non segnalare che poi, come in ogni ambito, ci sono dei problemi. E il problema in una piccola parte della magistratura è ritenere che i provvedimenti di alcuni governi che non sono in linea con una certa visione del mondo debbano essere contrastati. Come accaduto per esempio sull’immigrazione”. Entra poi nel merito dei giudizi espressi sulle riforme. “Io ho trovato francamente fuori un po’ fuori misura, ad esempio  dire che la riforma costituzionale aveva una deriva antidemocratica. Cioè a me sembra che queste dichiarazioni, che vanno bene per la politica”, siano sopra le righe se fatte dall’Anm. ”Per cui questo non si può non notare, perché è una realtà”. Le parole della premier sono precise e misurate. Notarlo, “non vuol dire aprire uno scontro tra un mondo e un altro mondo, no. Significa segnalare dove ci sono delle cose che obiettivamente sono un po’ fuori dalle righe”.

Meloni punta l’indice su quelle che il centrodestra da sempre, da Berlusconi in poi, ha ribattezzato “toghe rosse” e che aveva portato il ministro della Difesa a sostenere in una intervista al Corriere della Sera che «l’unico grande pericolo» per il Governo Meloni è «l’opposizione giudiziaria». La premier però non ha alcuna intenzione di enfatizzare lo scontro. Anche perché – sentenzia sotto un mezzo sorriso – «per chi viene da destra chi serve lo Stato è sempre un punto di riferimento». Ma questo «non significa non segnalare che in ogni ambito ci sono dei problemi». E il problema, secondo la premier, sarebbe appunto quella «piccola parte» di giudici e pm. Lo dice ricordando anche le critiche alla riforma per il premierato: «Ho trovato francamente un po’ fuori misura, ad esempio – incalza ancora la presidente del Consiglio – dire che la riforma costituzionale aveva una deriva antidemocratica, cioè a me sembra che queste dichiarazioni, che vanno bene per la politica, siano sopra le righe se fatte dall’Anm».

A chi le fa notare il giudizio severo di Gianni Letta, soprattutto per gli effetti della riforma sul ruolo del Quirinale, la presidente del Consiglio anche stavolta punta a smorzare le polemiche. «Non mi sembra ci siano contrasti» anche se ribadisce che sul ruolo del Presidente della Repubblica la riforma non interviene» e che semmai c’è chi “accusa” che non rafforzi «abbastanza» i poteri del premier che continuerà a non poter nominare i ministri.

Il premier invita pertanto a valutare il lavoro dell’esecutivo: “Penso che poi vada guardato come, dall’inizio del nostro governo, noi abbiamo lavorato per rafforzare il lavoro della magistratura nel fare il proprio lavoro, nella lotta alla mafia. Su questo io sono sempre schierata dalla stessa parte. Con quella stragrande maggioranza di magistrati che pensano che il loro lavoro sia questo; e non contestare le scelte di una politica che non condivide”. Da Crosetto al caso Delmastro il passo è breve. A domanda risponde: “I magistrati ritengono che Delmastro debba essere rinviato a giudizio; il pubblico ministero riteneva che la vicenda Delmastro dovesse essere archiviata, per due volte. Quindi direi che è il caso di aspettare una sentenza di condanna passata in giudicato, eventualmente, per definirlo colpevole”.

Un’altra domanda alla quale la premier non si è sottratta riguarda il campo energetico e lo stop alla proroga del mercato tutelato. “Prima del mio alleato Salvini, mi hanno chiesto di fare qualcosa quelli che ce l’hanno messa la riforma del mercato tutelato. La fine del mercato tutelato è stata stabilita nel 2017, governi Renzi e Gentiloni, votata dall’allora maggioranza del governo Draghi. Io – rinfresca la memoria Meloni- ho votato contro e contestato apertamente la fine del mercato tutelato. Mentre gli altri la votavano”. Dopodiché, “per blindarla, è stata inserita nel Pnrr e nella terza rata del Pnrr, che era un obiettivo già centrato quando siamo arrivati. Allora, io posso capire che il Pd ha deciso che ha fatto una cosa sbagliata. Ma prima di spiegare a me come la risolvo, perché non chiedono scusa?”.

“Non si può far finta che le cose erano giuste prima; e quando arriva un altro governo diventano sbagliate – va avanti la presidente del Consiglio . Perché io ho sempre tenuto la stessa posizione sul tema. Sono loro che stanno dicendo che hanno fatto una riforma che colpiva gli italiani. Allora prima lo dichiarino e poi io volentieri aiuto a risolvere il problema”. Ora, dunque “il tema è che oggi siamo con un obiettivo centrato, con una rata pagata del Pnrr e quindi la questione è spinosa. In ogni caso noi, d’accordo con la Commissione Ue, stiamo cercando di capire soprattutto come si fa a impedire che le bollette aumentino. A me questo interessa, ed è un lavoro su cui il governo si sta molto spendendo in queste ore”.

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