Mark Zuckerberg al Senato Usa

‘Mi dispiace per gli abusi effettuati sugli account degli utenti di Facebook’, cosi’ Mark Zuckerberg scandisce le sue scuse in apertura dell’audizione alla commissione congiunta Giustizia e Commercio del Senato Usa. La sala gremita, lui in giacca e cravatta, circondato inizialmente da una stuolo di fotografi. Serio e concentrato con il suo viso da trentatreenne.

‘E’ adesso chiaro che non abbiamo fatto abbastanza per prevenire che questi strumenti venissero male utilizzati’, ha aggiunto Mark Zuckerberg: ‘E’ stato un grande errore, mi dispiace. E’ stato chiaramente un errore credere a Cambridge Analytica quando dissero che avevano smesso di utilizzare impropriamente i dati degli utenti, non avremmo dovuto fidarci soltanto della loro parola’. Zuckerberg ha riferito che la squadra di Robert Mueller, il procuratore speciale che guida l’inchiesta sul Russiagate, ha sentito dipendenti di Facebook.

Ha spiegato quel che aveva già scritto sul suo social network: ‘Facebook è una compagnia ottimista e idealista. Per gran parte della nostra esistenza, ci siamo concentrati sul bene che si può portare connettendo le persone. Ma ora è chiaro che non abbiamo fatto abbastanza per impedire che questi strumenti venissero usati anche per fare danni. Ciò vale per fake news, per le interferenze straniere nelle elezioni e i discorsi di incitamento all’odio, così come per la privacy. Non avevamo una visione abbastanza ampia della nostra responsabilità, e questo è stato un grosso errore. È stato un mio errore, e mi dispiace. Ho creato Facebook, lo gestisco e sono responsabile di ciò che vi accade’.

E’ stato chiamato a rispondere alle domande di 44 senatori sia democratici sia repubblicani. Ognuno di loro aveva cinque minuti per porre le proprie domande e ovviamente quel tempo lo hanno usato. Un’audizione del genere, trasmessa in streaming e tanto attesa, non capita tutti i giorni e i senatori americani hanno sfruttato e a volte sprecato un palcoscenico del genere. John Thune, del Sud Dakota, ha aperto le danze snocciolando i numeri degli utenti di Facebook. E chiedendo come sia possibile che i dati di 87 milioni di persone siano finiti nelle mani di Cambridge Analytica. La senatrice Dianne Feinstein, democratica ed ex sindaco di San Francisco, scende più in dettaglio: ‘Come mai, se eravate a conoscenza fin dal 2015 del problema, non avete fatto nulla?’.

Non dobbiamo solo costruire strumenti, ma anche assicurarci che vengano usati bene, replica Zuckerberg: ‘Sappiamo che Cambridge Analytica potrebbe aver raggiunto 87 milioni di persone. Ci vorrà del tempo, ma andremo fino in fondo e ci assicureremo che non accada più. La pubblicità non avrà mai la priorità, almeno finché ci sarò io al comando’.

Bill Nelson chiede al Ceo di Facebook perché non ha pensato di chiedere di pagare un abbonamento per eliminare le pubblicità mettendo in questione il modello di business. E poi domanda: ‘Come mai nel 2015, quando avete capito che Cambridge Analytica era entrata in possesso di quelle informazioni, non avete avvertito gli 87 milioni di utenti?’. Zuckerberg ribatte come fatto in passato: ‘Abbiamo chiesto di cancellare quei dati a Cambridge Analytica e ci siamo fidati della risposta. E’ stato chiaramente un errore. Non è facile non commettere errori quando si costruisce un’azienda del genere in un garage nel 2004 e si arriva a due miliardi di utenti’.

Una stoccata pesante arriva dal senatore Richard Blumenthal, un altro democratico, che mette Zuckerberg davanti alla realtà di fatto di aver tradito il contratto con i suoi utenti sottoscrivendo gli accordi con le terze parti e cedendo loro i dati delle persone prima del 2014. E arriva a domandare come mai nessuno è stato licenziato per aver gestito così male le cose. Zuckerberg tentenna: non sa bene cosa dire. Non è un bel segnale.

 

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