L’Europa e la guerra economica contro lo Zar

In parallelo alla guerra che si sta combattendo in Ucraina che sparge sangue e terrore, infuria la guerra economica che l’Occidente ed in particolare l’Unione Europea ha ingaggiato contro lo Zar, al secolo, Vladimir Putin. Pochi giorni or sono, Putin ha  fatto sapere all’UE che il pagamento del gas deve avvenire in rubli. I leader europei riuniti a Bruxelles hanno risposto che i contratti prevedono il pagamento in dollari e euro. Di certo la minaccia sul rublo tradisce panico per la tenuta della moneta russa, dopo le sanzioni europee, ma mette in chiaro anche lo scopo dell’aggressione all’Ucraina: minare la tenuta politica europea e far saltare l’ordine e la sicurezza. E’ in quest’ottica che vanno inquadrate le nuove sanzioni per paralizzare finanziariamente il governo russo. Con i miliardi di euro che Putin incassa ogni giorno, per la vendita di gas, petrolio e carbone, compra rubli sui mercati onde evitare il collasso della moneta che è l’obiettivo principe dell’UE. Quindi la discussione tra i partner europei verte sul fatto di diminuire drasticamente la dipendenza  dalla Russia, ancor prima di poter far a meno delle sue fonti fossili. Le proposte sono molteplici. L’Italia propone di fissare un tetto massimo al prezzo del gas e in questo è sostenuta da Francia e Spagna. Altri vorrebbero effettuare i pagamenti in conti vincolati, da liberarsi al ritiro delle truppe russe dall’Ucraina. Altra idea è quello di acquisti comuni di gas, petrolio e carbone per evitare una competizione tra i Paesi dell’UE. Insomma tutta una serie di iniziative e/o proposte per indebolire la macchina bellica di Putin, che vedendosi alle strette minaccia facendo leva sui rubli. La posizione della Germania che sorprende molti ma era quasi scontata, frena su tutto arrivando ad invocare una non interferenza sul libero mercato. In effetti Berlino è in grosse difficoltà, perché per vent’anni ha importato dalla Russia a prezzi bassi, a danno di un’economia di investimenti interna, investendo su nuovi mercati emergenti tra i quali la Cina. Ora la guerra in Ucraina demolisce e riduce a brandelli il sistema tedesco. L’intero sistema di globalizzazione è saltato. Putin fa saltare tutto questo sistema più di quanto abbia potuto fare la crisi finanziaria del 2008 e il Covid 19 messi insieme. L’Europa deve ridisegnare un nuovo modello di mercato. Andremo incontro ad un’epoca in cui la catena di produzione si sposterà sempre di più all’interno delle economie dei singoli stati o quantomeno più vicini, più interventismo e più indipendenza sulle risorse strategiche. Ma allo stato delle cose, questo ad oggi, è un solo un progetto ancora da mettere in campo e poi realizzare. Nel frattempo occorrono applicare sanzioni ancora più dure per abbattere il regime del Cremlino e tutte le prossime ed eventuali mosse di Putin di disgregare l’Europa. Occorre, però, un’unità di intenti tra i governi europei, che ancora, e come sempre accaduto nel passato, appaiono indecisi e divisi.

Andrea Viscardi

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