Legge elettorale: domani il voto in Senato. 40 deputati Pdl: “No alle preferenze”

 

 

Conto alla rovescia per la scelta del testo sulla legge elettorale. La  commissione Affari Costituzionali del Senato  domani dovrà infatti votare per adottare il testo base sulla riforma. Si dovrà decidere tra il testo del Pdl e quello del Pd, identici per gran parte dell’impianto, ma che propongono rispettivamente il primo le preferenze e il secondo i collegi.

 

Deputati Pdl firmano contro preferenze. Intanto una quarantina di deputati Pdl, stanno raccogliendo firme contro le preferenze  in un testo indirizzato a Silvio Berlusconi e Angelino Alfano,  e firmato, tra gli altri, da Andrea Orsini, Antonio Martino, Peppino Calderisi.

Il sistema delle preferenze sarebbe secondo gli esponenti del Popolo della Libertà “del tutto estraneo alla filosofia che ispirò la discesa in campo del Presidente Berlusconi nel 1994, ed alla quale da tante parti si invoca il ritorno: la costruzione di un movimento politico che non fosse dominato dal correntismo, dallo scontro feroce fra fazioni e cordate, dal professionismo della politica. Se, alla fine, si arrivasse a un accordo su questo meccanismo, si evidenzia, il risultato sarebbe la inevitabile l’istituzione di correnti organizzate e finanziate in modo autonomo, minando la funzione unificante della leadership, e la possibilità per il Partito di esprimere un indirizzo politico unitario”. In tal senso quindi il  Pdl “rischierebbe di frantumarsi già in campagna elettorale, e comunque nella prossima legislatura ci troveremmo con un gruppo parlamentare diviso, nel quale ognuno risponderà esclusivamente a se stesso e/o alla propria cordata di riferimento”. L’appello è firmato, tra gli altri, anche Enrico La Loggia, Giuliano Cazzola, Stefania Prestigiacomo, Manlio Contento, Giancarlo Mazzuca, Mario Pescante, Eugenia Roccella, Giuseppe Cossiga, Mariella Bocciardo, Riccardo Mazzoni, Melania Rizzoli, Fiamma Nirenstein e Mario Pili.

 

Schifani.  Per Schifani invece sarebbe sbagliata la tempistica. “So che ci stanno lavorando ma è troppo presto per calendarizzare la riforma elettorale in Aula”, dichiara il presidente del Senato, rispondendo  ai cronisti che gli chiedono se la conferenza dei capigruppo, convocata per l’una, deciderà anche quando calendarizzare il ddl sulla riforma elettorale.

 

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