La Leopolda tra Italicum e referendum costituzionale

Un banchetto colmo di gadget per il Sì al referendum ha accolto i partecipanti alla settima Leopolda. Il referendum costituzionale resta infatti un tema centrale dell’edizione di quest’anno e al tema saranno dedicati gli interventi di costituzionalisti e del ministro Maria Elena Boschi. Uno spazio particolare, nella prima giornata, è spettato invece al terremoto che ha colpito il Centro Italia e ai temi del terzo settore. A chiudere la serata sarà una cena solidale a base di penne all’amatriciana. Renzi dal palco della Leopolda  presenta il programma della manifestazione: ‘Brunello Cucinelli presenterà il suo progetto per Norcia e avremo una testimonianza da Lampedusa del medico di Fuocoammare. Perchè uniamo i due temi? San Benedetto è dedicato al santo patrono dell’Ue, c’è da costruire una chiesa ma anche un’Ue che si gira dall’altra parte quando si parla di immigrazione. Salvini e Mario Monti hanno la stessa idea d’Europa. Salvini è meraviglioso perché ce l’ha sempre con l’Europa tranne il 27 del mese quando va a prendere lo stipendio. Intonare il canto di speranza è l’obiettivo della politica e la missione dell’Italia nella stagione che stiamo vivendo. Il nostro non è generico ottimismo.  C’è un valore grande della Leopolda che chi non è mai venuto non può capire perché parte da un pregiudizio: la cosa fondamentale qui sono le persone che non fanno politica a tempo pieno nella vita, ma che quando tornano alla stazione Leopolda è come se tornassero a casa perché sanno di incrociare occhi amici e abbracciare persone che pensano che la politica non sia andare contro qualcuno. Il documento con cui il Pd si impegna a cambiare l’Italicum dovrebbe essere chiuso oggi anche con la firma di Gianni Cuperlo. E’ quanto si apprende da fonti qualificate del Pd fiduciose sul fatto che il documento sarà firmato da tutti e cinque i componenti della commissione: il vicesegretario Lorenzo Guerini, i capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda, il presidente Matteo Orfini e il deputato della minoranza. ‘Credo che l’oggetto del referendum non sia un esame né per il governo, né per il premier Renzi. Penso piuttosto che quando si tocca la Costituzione bisogna avere rispetto di questo e discutere sul punto guardando nel merito di una proposta di riforma che io credo essere importante per il Paese e su quella si deve votare’, dice il presidente del Pd, Matteo Orfini: ‘Arriverà il momento per dare un giudizio sul governo Renzi  e saranno le elezioni del 2018. Non manca molto, dunque. Oggi, però, gli italiani sono chiamati a scegliere se cambiare questa riforma costituzionale o lasciarla intatta’. La Costituzione in realtà è la casa di tutti, dove tutte le idee debbono avere eguale dignità politica ed eguale cittadinanza. Quando si discute di temi così importanti, il dialogo diventa categoria fondamentale. Si costruisce con pazienza e ad esso ci si predispone con la volontà politica di realizzare un obiettivo condiviso. Sugli strumenti per conseguirlo ci si confronta liberamente e senza pregiudizi. Nel merito della riforma, il nuovo Senato è di difficile comprensione. È vero che ha prerogative probabilmente importanti, quali l’opportunità di richiamare alcune leggi già approvate dalla Camera; la competenza nei rapporti con l’Europa; la rappresentanza degli interessi e delle esigenze del territorio; ma è anche vero che nulle o scarse sono le possibilità di poterle esercitare. Può  un organismo con funzioni così peculiari svolgere il suo lavoro, quando, per ammissione dello stesso Presidente del Consiglio, potrà riunirsi si e no una volta al mese?  Non va poi sottovalutata la qualità della sua composizione. Ragionevolmente non si può pensare che a farne parte ci saranno tutti i Presidenti di Regione o tutti i Sindaci delle grandi città o i rispettivi assessori. È già troppo grande il loro impegno nel territorio. Quindi la scelta, e sarà una terza scelta, ricadrà essenzialmente sui consiglieri regionali e comunali. La riforma premia queste personalità che saranno i nuovi Senatori della Repubblica, concedendo loro addirittura l’immunità parlamentare. I membri di questa nuova entità non saranno eletti dai cittadini del territorio interessato, bensì nominati dai loro amici e colleghi con i quali, e in relazione alle loro disponibilità, dovranno gestire e governare gli Enti locali. La concomitanza della nuova legge elettorale,  l’Italicum,  che di fatto attribuisce ad una minoranza del Paese poteri enormi (Presidenza della Repubblica, Corte Costituzionale e quant’altro) aumenta i timori di quanti, e non sono pochi, credono ancora in una democrazia diffusa e opportunamente bilanciata in tutte le sue manifestazioni. E’ difficile ricondurre il dibattito sulle questioni di merito e inevitabile la frattura che permarrà tra i cittadini, buona parte dei quali non si riconoscerà nell’esito referendario quale che esso sia.

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