Italiani all’estero: “Il miracolo delle quaglie” di Jacopo Bassano

I senatori Angrisani, Corrado (primo firmatario), Granato e Lannutti, con apposito atto di sindacato ispettivo del 30 novembre, hanno rivolto al ministro Franceschini le seguenti richieste: se “facendosi promotore, ove non l’abbia già fatto, di un’accurata indagine interna, possa fornire informazioni precise sulle valutazioni dell’Ufficio esportazione e del SUE prodromiche al rilascio della licenza di esportazione definitiva per il dipinto di Jacopo Bassano “Il miracolo delle quaglie”, atto che ha legittimato, contro logica, l’uscita dal territorio nazionale di un’opera il cui interesse culturale particolarmente importante è incontrovertibile”. E ancora: “se, davanti all’ennesimo clamoroso errore in tema di esportazione di capolavori italiani all’estero, non ritenga di dover prendere esplicitamente le distanze da quella parte di operatori del mercato antiquario che vorrebbe assimilare reperti archeologici e opere d’arte a qualsiasi altra merce per rivendicarne la libera circolazione, lobby cui ha troppo spesso strizzato l’occhio, e farsi invece campione della difesa del patrimonio culturale nazionale…”. L’interrogazione nasce dal fatto che il Getty Museum di Los Angeles ha reso noto lo scorso ottobre di avere acquistato il dipinto chiamato “Il miracolo delle quaglie” o “La raccolta delle coturnici”: un grande olio su tela (cm 150 x 235) eseguito da Jacopo Da Ponte, detto Jacopo Bassano, nel 1554. Sul mercato italiano fin dal 2006, solo di recente il quadro sarebbe stato ceduto al museo californiano attraverso la società “OMP Fine Art LLC” di New York, che 4 anni fa avrebbe ottenuto dal Ministero della Cultura il certificato di libera esportazione con cui l’opera è uscita dall’Italia. Com’è stato possibile? È un fatto che il Servizio IV della Direzione Generale ABAP, dal quale dipendono gli uffici esportazione e il S.U.E., andrebbero potenziati perché il personale impiegato nell’espletamento dei controlli sui beni culturali in transito è ridotto a pochissime unità, il che favorisce gli ‘incidenti’. Procedere oggi all’annullamento dell’atto in autotutela è impossibile, perché i termini consentiti per un ripensamento sono già decorsi, eppure le polemiche di questi giorni sono più che fondate, sia nei confronti del MiC, per la mancata notifica dell’opera dopo la pubblicazione da parte di Roberto Longhi nel 1948 e la clamorosa ‘svista’, sia nei confronti del senior curator del dipartimento di pittura del Getty Museum, Davide Gasparotto, bassanese e membro del comitato scientifico del Museo Civico di Bassano, il quale si è giustificato prospettando il ritorno di immagine per la cittadina veneta garantito dalla presenza del dipinto a Los Angeles. I malumori dei bassanesi non sono, però, solo espressione di campanilismo ferito: hanno un fondo di buon senso. È paradossale, infatti, che le Gallerie dell’Accademia di Venezia, e per esse lo Stato, volendo dotare la città lagunare di un capolavoro del Da Ponte al quale affiancare le opere minori già possedute, abbiano costretto il Museo Civico di Bassano a privarsi improvvisamente della “Pala di Sant’Anna”, rimasta a Bassano in comodato per 64 anni, e rivendicata nell’occasione anche da Asolo come proprietà di tutto il territorio fra Brenta e Piave, invece di adoperarsi per l’acquisto del “Miracolo delle quaglie”, rimasto vent’anni sul mercato antiquario nell’indifferenza generale. Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura)

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