Luigi Di Maio e Matteo Salvini in un'immagine ripresa a Roma, 8 luglio 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

In Cdm altra mina, Salvini pronto a muro sulla giustizia

Riforma della Giustizia e Autonomia: Giuseppe Conte prova a disincagliare il governo da due degli scogli che più dividono M5s e Lega. Così nel Consiglio dei ministri convocato alle 15 potrebbe essere battaglia sulla riforma del ministro Alfonso Bonafede. Alla Lega il testo piace assai poco, nonostante alcune correzioni. E Matteo Salvini, viene spiegato, deciderà solo all’ultimo, dopo aver visto i suoi, se andare allo scontro in Cdm o denunciare le criticità del provvedimento e rinviare la trincea al Parlamento.

Al tavolo del Consiglio dei ministri, al quale si rivedranno Conte, Di Maio e Salvini dopo i giorni del grande gelo per il caso Russia, i leghisti dovrebbero mettere a verbale il loro dissenso, già espresso in pubblico a più riprese dal ministro dell’Interno. La riunione preparatoria del Cdm – viene riferito da fonti presenti – si svolge in una tensione politica “palpabile” ma i rappresentanti dei ministeri leghisti non affondano il colpo. Sugli altri capitoli Bonafede, raccogliendo alcuni rilievi, apre fino all’ultimo a limature.

I nove anni di durata massima dei processi, ad esempio, sono già stati ridotti a sei. Ed è stato anche messo a punto il meccanismo di sorteggio per i membri del Csm, con un meccanismo in due fasi che prevede l’elezione. Ma alla Lega il testo ancora non piace: sarà Salvini a decidere se fare barricate in Cdm o rinviare lo scontro al Parlamento. Ciononostante, Luigi Di Maio non sembra temere l’incidente o l’apertura di una crisi. E sfida l’alleato, a partire dalla flat tax: “Se trovano i trenta miliardi noi la sosteniamo”, dichiara. A chi gli rimprovera i “no” del Movimento, il vicepremier ribatte vantando alcuni “grandi” Sì come il taglio dei parlamentari, che sarà votato a settembre alla Camera: c’è un fronte trasversale che preme per il voto, denuncia, per evitare la sforbiciata. La crisi, replicano dalla Lega, è ostacolata dal fronte di coloro che sarebbero pronti a far nascere un esecutivo tecnico, anche di minoranza, pur di proseguire la legislatura. Ma per ora nulla succede: lo scontro costante si fa “lento logoramento, un’agonia”, afferma un leghista. “Il governo non rischia”, assicura Di Maio.

A irritare i leghisti sono in particolare le iniziative assunte da Di Maio sul Sud e l’idea lanciata da Tria di una Banca del Mezzogiorno. La partita ancora aperta.

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