Governo Draghi, sussidi mirati e scelte “impopolari”. Il rapporto del G30

Mentre Mario Draghi prosegue nel lavoro di massima possibile sintesi per avere una forza parlamentare affidabile, ci si chiede su quali scelte economiche verrà imperniato il lavoro del governo tecnico. L’attesa in tutte le cancellerie europee è tanta, c’è fiducia che il nome dell’ex presidente della BCE sarà una garanzia sia per quanto riguarda l’affidabilità del Paese, e i numeri sullo spread ne sono la conferma, sia per un rilancio economico.

E dunque, in attesa di capire quale sarà la sintesi politica, è possibile immaginare le linee guida economiche dal rapporto “Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid”, pubblicato nel dicembre 2020 dal Gruppo dei 30, organizzazione di finanzieri e accademici con sede a Washington D.C. che si occupa di politiche economiche e finanziarie.

Mario Draghi presiede, insieme all’ex governatore della Bank of India Raghuram Rajan, il gruppo di lavoro del G30 che si occupa della Corporate Sector Revitalization, che ha prodotto il rapporto. Non è detto che tutte queste ricette saranno applicate dall’ex all’economia italiana, ma conoscerle a grandi linee può aiutare, quantomeno, a farsi un’idea della ‘forma mentis’ con cui Draghi affronterà le difficili scelte che la transizione all’economia post-Covid inevitabilmente comporterà. La maggior parte dei governi dovrà fare “scelte difficili e spesso impopolari”, spiega il rapporto del G30. Tra queste, c’è sicuramente quella di “ridurre l’ampio sostegno fornito alle imprese, spostandosi verso misure più mirate, focalizzate sulle imprese che hanno bisogno di supporto, ma che si prevede siano sostenibili nel mondo post-Covid”.

Un aspetto “fondamentale” sarà “comunicare chiaramente questi obiettivi, e gestire le inevitabili reazioni contro lo smantellamento di programmi di supporto ampi e non mirati, lasciando fallire alcune imprese”. È “ugualmente necessario – si precisa – fornire sostegno ai lavoratori” che avranno perso il posto, “per aiutarli a passare verso nuove aree di crescita”.

Secondo punto: occorre “limitare il sostegno governativo alle circostanze in cui c’è un fallimento di mercato”. Ma chi sceglie quali sono le imprese da salvare e quelle che invece vanno lasciate andare? Per il Gruppo dei 30, bisogna “allearsi con il settore privato per finanziare le necessarie ristrutturazioni dei bilanci”.

Praticamente “tutti gli analisti seri”, sottolinea il G30, “riconoscono che i governi affrontano seri vincoli politici e pratici nel focalizzare i prestiti e gli investimenti alle imprese che saranno sostenibili nel lungo termine ma che hanno bisogno adesso”. Il fatto è che “le banche e gli investitori del settore privato di solito hanno assai più esperienza nel valutare la sostenibilità e certamente affrontano meno pressioni politiche, quando prendono queste decisioni”. Tradotto, la selezione va lasciata al mercato, anzitutto alle banche, che sanno valutare il merito di credito dei loro clienti.

Occorre poi “investire nel capitale delle imprese. Ora è tempo per molte imprese di aumentare il loro capitale e di limitare il loro indebitamento, per darsi un maggiore margine di errore e per diminuire gli oneri legati al debito. I governi possono incoraggiare questa ristrutturazione dei bilanci attraverso incentivi per il nuovo capitale o quasi-capitale in queste aziende selezionate” come durevoli “oppure facendo questi investimenti esse stesse”.

Se “opportunamente strutturate”, queste iniziative governative “possono generare significativi guadagni in termini di investimenti per compensare, in parte o del tutto, il costo degli incentivi o delle perdite in cui i governi incorrono a cause delle aziende che collassano”.

Occorre anche “cambiare le leggi sui fallimenti o introdurre nuovi schemi di ristrutturazione per le aziende che altrimenti fallirebbero”.

La maggior parte dei Paesi ha un diritto fallimentare, nota il G30, che è “inadatto” a una situazione come quella attuale, in cui ci sono “molte aziende con business solidi, ma bilanci non solidi”. Questa crisi “aumenta la necessità di affrontare la riforma del diritto fallimentare oppure di tentare nuovi schemi che facilitino la ristrutturazione dei debiti, senza ricorrere alle procedure fallimentari”. C’è un “urgente bisogno di agire prima che sia troppo tardi – sottolinea il G30 – per mitigare il rischio di avere un precipizio in termini di insolvenze”.

I costi diretti e indiretti della Covid-19 “continuano a crescere” e “fornire sostegno alle imprese nel modo più efficiente ed efficace è essenziale per proteggere gli standard di vita nel mondo e per preparare il terreno alla resilienza economica di lungo termine e alla crescita, una volta che i peggiori effetti della pandemia saranno passati”.

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