Giorgia Meloni e il blocco navale

‘Il blocco navale è l’unico provvedimento che agisce all’origine del fenomeno e interrompe la catena della morte incentivata dagli scafisti che trafficano in esseri umani’. Giorgia Meloni in una lunga lettera a Libero di qualche giorno fa torna a parlare della battaglia storica di Fratelli d’Italia sul blocco navale. ‘Caro direttore’,  scrive,  ‘è stata per me una piacevole sorpresa, ieri mattina, l’apertura di Libero con cui il suo giornale fa propria una battaglia storica di Fratelli d’ Italia, che stiamo rilanciando in questi giorni mentre le ipocrisie europee sul tema dell’ immigrazione cadono una a una. Il blocco navale va realizzato al largo delle coste della Libia e gestito con un coordinamento europeo, perché il confine Sud del Mediterraneo è il confine di tutta l’Unione, non dell’ Italia. Se la moneta è comune, se le regole del commercio sono comuni, anche le frontiere sono comuni, altrimenti non è un’Unione, è una presa in giro. Tra l’altro, è quello a cui ci richiamano il tanto vituperato Orban e tutto il gruppo di Visegrad: come noi difendiamo il confine a Est, ci dicono, non si capisce perché voi non difendiate il confine a Sud’.

Sulla nave Lifeline è chiara: ‘Non è una presa di posizione ideologica, è la cronaca quotidiana a suggerircelo. Siamo contenti che il ministro Salvini, ascoltando la nostra proposta, abbia annunciato in caso di attracco in un porto italiano il sequestro della nave e l’arresto dell’ equipaggio, dal momento che ci troveremmo davanti a un palese caso di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Rimane il dato incontestabile che si tratta di palliativi, in attesa che parta il prossimo barcone. L’unica decisione che può affrontare di petto l’emergenza è impedire le partenze stesse. La via è il blocco navale, che non si configurerebbe affatto come una minaccia nei confronti della Libia, anzi a nostro giudizio si può e si deve attuare in accordo con le autorità libiche, mettendo sul tavolo tutta la forza e l’ autorevolezza negoziale dell’ Unione Europea. In punta di diritto internazionale stiamo parlando di una non più procrastinabile reazione difensiva rispetto a un’ondata migratoria (600mila persone in 6 anni) che è in se stessa un atto d’aggressione. Oltre che, ovviamente, di un’azione di giustizia rispetto ai rifugiati autentici: il blocco navale sarebbe chiaramente da accompagnare con la creazione di hotspot funzionanti in Libia, che avrebbero come compito primario quello di individuare chi abbia effettivamente diritto all’asilo. Mi pare il contrario di un approccio estremistico, mi pare un’idea di buon senso e soprattutto di buona politica, in difesa dei cittadini italiani che immagino non ne possano più di vedere la propria nazione trasformata nel campo profughi d’Europa’.

 

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