Fumo passivo all’aperto: Torino introduce il divieto

Il fumo passivo rappresenta il principale fattore inquinante degli ambienti chiusi, uno degli inquinanti presenti nell’aria che respiriamo anche all’aperto, e provoca nel mondo oltre 1,2 milioni di morti premature l’anno nel mondo. Come descritto sul British Medical Journal Global Health, l’estensione delle aree libere dal fumo di sigaretta è stata associata ad un calo del numero degli infarti del miocardio, soprattutto nelle persone con più di 65 anni e nei maschi. Il percorso è stato graduale. A partire dal 2013 Singapore ha esteso il divieto di fumo a tutte le aree comuni dei complessi residenziali, alle aree all’aperto, comprese sopraelevate, camminamenti coperti e gli spazi per un raggio di 5 metri intorno alle fermate dell’autobus. Sono seguiti i divieti in tutti i parchi, le scuole e i mezzi pubblici.

Ma qual è stato l’effetto dell’estensione dei divieti di fumo sulla salute cardiovascolare dei cittadini? In corrispondenza delle diverse fasi legislative, i ricercatori sono andati a consultare i dati sugli infarti. Fra il 2010 e il 2019 si sono registrati quasi 134.000 infarti, per il 66 per cento in uomini e per il 60 per cento in over65. Prima dell’estensione del 2013 il numero degli infarti cresceva ogni mese ad un tasso di 0,9 per milione di persone. Dopo la nuova legge, questo tasso ha iniziato a scendere, fino a 0,6 per milione. In concreto, riducendo l’esposizione al fumo passivo si sono evitati oltre 2.000 casi di attacco di cuore, con un tasso di riduzione fra gli over 65 anche 15 volte più alto di quello fra i giovani (5,9 per milione contro 0,4 per milione). Premettendo a chiare lettere che si tratta di uno studio osservazionale, che non mira cioè a stabilire un nesso causale, gli autori della ricerca spiegano che mancano ancora tasselli importanti, come informazioni su altri fattori d’influenza, come il reddito disponibile a fronte di un aumento dei prezzi e come i dati sulla qualità dell’aria. Ciononostante questo lavoro offre prove utili ai decisori politici che vogliono ridurre le conseguenze dell’esposizione al fumo di tabacco.

L’amministrazione comunale del capoluogo piemontese ha introdotto la distanza di cortesia per i fumatori: un vero e proprio divieto di fumo all’aperto che colpisce chi consuma le sigarette e il tabacco rollato, il sigaro e la pipa, le sigarette elettroniche, il tabacco riscaldato e ogni prodotto a combustione.

Il divieto prevede che non si potrà mai fumare in luoghi all’aperto in presenza di bambini o di donne in gravidanza. La distanza di cortesia, inoltre, obbliga i fumatori a tenere una distanza minima di cinque metri dalle altre persone senza il loro consenso esplicito. A varare questa misura è una delibera approvata dal Consiglio comunale che modifica il Regolamento di Polizia urbana numero 221.

Il consigliere Silvio Viale ha incluso le sigarette elettroniche nei prodotti “proibiti” perché recentemente la comunità scientifica ha equiparato lo svapo al fumo vero e proprio. “Tutto questo ha delimitato la necessità di tutelare la libertà di coloro che assumono sostanze per combustione o per riscaldamento elettronico e contemporaneamente la libertà, l’ambiente e la salute di coloro che non fumano”, si legge nella proposta al Consiglio.

A Torino vige già da qualche anno il divieto di fumo nelle aree gioco: per chi viola il provvedimento e ora non manterrà la distanza di cortesia, è prevista una multa di 100 euro. Da tempo il Ministero della Salute sta lavorando ad una proposta di legge nazionale sull’argomento, sulla base di quanto sperimentato a Volano, in provincia di Trento, sin dal 2021, quando un’ordinanza comunale ha approvato il divieto di fumare all’aperto all’interno dei parchi, vicino a scuole e centri sportivi e alle fermate dei mezzi.

L’amministrazione del capoluogo piemontese ricorda che alcune città italiane hanno introdotto il divieto di fumo in numerosi luoghi pubblici. Con il Piano della qualità dell’aria approvato nel novembre 2020, a Milano le sigarette sono vietate nei parchi e nelle aree cani, alle fermate dei mezzi pubblici, nei cimiteri e negli stadi a meno che non si tenga a una distanza di sicurezza di dieci metri.

Oltre a Milano e Torino, le città italiane dove non si fuma in specifiche zone pubbliche sono ancora poche. In alcuni piccoli comuni sono avvenuti esperimenti interessanti. Volano è all’avanguardia così come Bibione, una frazione di San Michele al Tagliamento vicino Venezia, dove dal 2019 è vietato fumare in spiaggia.

Le località balneari che hanno seguito Bibione nel divieto di fumo in spiaggia sono Lerici, Sanremo e Savona in Liguria, Cesenatico, Ravenna e Rimini in Emilia-Romagna, Pesaro, San Benedetto del Tronto e Sirolo nelle Marche, Alba Adriatica in Abruzzo, Anzio, Fiumicino, Gaeta, Ladispoli, Ponza, Sperlonga e Torvaianica nel Lazio, Manduria e Porto Cesareo in Puglia, il tratto della Costa Smeralda, Olbia, Sassari e Stintino in Sardegna.

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