Consiglio d’Europa: accordo Italia-Albania preoccupa sui diritti. La giudice Albano: ‘Inattuabile’

L’intesa tra Italia e Albania sui centri per migranti “solleva diverse preoccupazioni in materia di diritti umani” e “si aggiunge a una preoccupante tendenza europea verso l’esternalizzazione delle responsabilità in materia di asilo”. Lo afferma la commissaria europea per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic. “Il protocollo sugli sbarchi e sul trattamento delle domande di asilo – spiega in una nota – solleva una serie di importanti questioni sull’impatto che la sua attuazione avrebbe sui diritti umani dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti”.

Se il patto tra Italia e Albania sui migranti passerà indenne dalle temibili forche caudine di Bruxelles la premier Giorgia Meloni dovrà prepararsi al trappolone in tribunale.

Come ricorda il Giornale, la giudice Silvia Albano, del tribunale civile di Roma nella sezione specializzata in diritti della persona e immigrazione, si è già espressa con nettezza contro l’accordo siglato con il premier albanese Edi Rama.

La Albano, iscritta alla corrente di Magistratura Democratica e membro del comitato direttivo centrale dell’Anm ha definito il patto “giuridicamente inattuabile” in quanto “viola le leggi nazionali” e perché “prevede investimenti onerosi per le finanze statali”. “Mi sfugge il senso di avviare una struttura in Albania con costi importanti”, ha affermato infine la toga, prevedendo una “pioggia di ricorsi se il Parlamento non interverrà a modificare le norme”.

Il Giornale sottolinea come la Albano sia “vicina all’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) finanziata a suon di milioni da George Soros”, nonché “schierata al fianco della collega Iolanda Apostolico, che aveva dichiarato illegittimo il decreto immigrazione del governo e rimesso in libertà dei tunisini già espulsi”. Un curriculum, dunque, che in quanto a “linea” su migranti e accoglienza parla da solo. Già nel gennaio 2021 la Albano si è scontrata col Ministero dell’Interno, all’epoca retto da Annamaria Cancelleri, giudicando “illegittime” le “riammissioni informali” in Slovenia. Ancora più violento lo scontro con il Viminale nel luglio 2019, quando a guidarlo era – guarda un po’ – Matteo Salvini nel governo Conte 1 che sarebbe caduto da lì a poche settimane. Con il Dl Sicurezza bis, spiegava la giudice, “chi presta soccorso rischia di dover affrontare un lungo processo penale”. Una difesa a spada tratta delle Ong a cui si è aggiunta la condivisione delle raccolte fondi per Sea Watch e Mare Jonio.

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