Casò Marò: ambasciatore Mancini può tornare in Italia

Momenti di tensione per l’ambasciatore italiano Daniele Mancini, dopo la decisione presa dal governo indiano, che gli impediva di lasciare il Paese. Oggi la buona notizia. La Corte suprema del Kerala ha infatti revocato le restrizioni per Mancini  in merito alla vicenda dei due marò.  E’ stata quindi aggiornata al prossimo 16 aprile l’udienza sul caso.

A decidere in tal senso, il presidente della Corte Suprema Altamas Kabir che, dopo aver costatato che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono rientrati in India entro i tempi stabiliti,  ha revocato il divieto di espatrio imposto “sino a nuovo ordine”all’ambasciatore d’Italia Daniele Mancini. Ha preso quindi la parola il Procuratore Generale della Repubblica Goolam Essaji Vahanvati che ha reso noto che il governo sta “assumendo iniziative” per la costituzione di un tribunale ad hoc.

Vahanvati, per altro, non ha fatto alcun riferimento all’ipotesi di assegnare una nuova inchiesta alla Agenzia Nazionale di Investigazione (Nia) come trapelato da fonti del ministero dell’Interno riprese dalla stampa. Il presidente della Corte ha quindi sottolineato che nella sentenza da lui firmata il 18 gennaio si chiedeva la creazione di un “tribunale speciale” incaricato di esaminare l’intera vicenda compresa la delicata questione della giurisdizione. Il giudice ha sollecitato il governo a dare seguito nel più breve tempo possibile a quanto stabilito dalla Corte e l’ha invitato a riferire sul suo operato in una udienza il prossimo 16 aprile.

Intervenendo a nome dell’Italia, l’avvocato Mukul Rohatgi ha accennato a indiscrezioni secondo cui il caso dei marò sarebbe stato investigato dalla Nia e che se ciò fosse vero impedirebbe di sollevare il quesito di giurisdizione. Ma il presidente della Corte, Altamas Kabir, ha tagliato corto invitando a non dare peso a notizie di stampa.

Se la Corte Suprema indiana accettasse la proposta del ministero dell’Interno di affidare una indagine totalmente nuova alla Agenzia nazionale di investigazione (Nia), la situazione giuridica dei marò potrebbe tornare ad essere molto complessa, e non potrebbe essere esclusa neppure una richiesta di applicazione della pena di morte. Lo riferisce oggi la stampa a New Delhi.

Una udienza della Corte presieduta dal presidente Altamas Kabir è prevista per la mattinata di oggi nella capitale indiana. The Indian Express sostiene senza mezzi termini, sotto il titolo ‘Marinai italiani: la Nia invocherà la Legge marittima che prevede la pena di morté, che l’agenzia creata dall’India per esaminare casi di terrorismo, oltre alla sezione 302 del Codice penale indiano (omicidio) “potrebbe invocare immediatamente la Legge sulla soppressione degli atti illegali contro la sicurezza della navigazione marittima”. Questa legge, ricorda il quotidiano, prevede che “se una qualsiasi persona causa la morte di una persona sarà punita con la pena di morte”. Anche l’Hindustan Times sottolinea che “la Nia invocherà leggi dure contro i marò”. Commentando la decisione del ministero dell’Interno di assegnare l’inchiesta a questa agenzia, il giornale conferma che essa prenderà in considerazione la Legge sugli atti illegali contro la navigazione marittima del 2002 che “fu approvata per reprimere atti di pirateria e terrorismo”. Oltre a prevedere pene molto dure, conclude il giornale, la leggeì”rende molto difficile la concessione della libertà dietro cauzione per gli imputati”  che dovrebbero quindi attendere in carcere il verdetto.

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