Camorra, Schiavone: Abbandonato dallo Stato, se potessi tornare indietro non mi pentirei mai più

E’ stato uno dei grandi boss della Camorra. Uno che ha comandato per anni e forse continua a comandare. Ha lottato contro lo Stato ma poi ha deciso di collaborarci. Si è pentito 20 anni fa, facendo scoprire a magistrati e forze dell’ordine tanti linee grigie fino ad allora impenetrabili e difficilmente rintracciabili. Ha anche pagato per questo, nonostante sia stato uno o il boss del clan dei Casalesi. Ma quella collaborazione con lo Stato, se potesse tornare indietro, non la rifarebbe. Mai. Mai più. Perché, a suo dire, si è sentito abbandonato e tradito proprio da quelle istituzioni che lo hanno convinto a ‘parlare’. Una denuncia forte o un messaggio chiaro per chi sta fuori, che sicuramente farà discutere, quella che arriva da Carmine Schiavone dai microfoni di Sky TG24. “Se potessi tornare indietro non mi pentirei. Non lo farei più perché le istituzioni ci hanno abbandonato. Quando non sono riusciti ad ammazzarmi materialmente, hanno cercato di distruggermi economicamente, moralmente”, dice uno dei boss del clan di camorra dei Casalesi, pentito dal 1993. “Ero uno dei capi della cupola – dice Schiavone – ma mi sono pentito davvero perché altrimenti quelle carte lì non le avrei mai scritte. Il mio guaio è stato proprio quello di essermi pentito veramente perché in Italia non c’era una giustizia, una legge, un politico che sappia capire questo. Chi me lo ha fatto fare di vivere in questo mondo di cani rognosi – afferma – perché è vero che noi abbiamo sparato, ma i ministri, i carabinieri, i magistrati, i poliziotti sono più responsabili di me perché hanno permesso questo”.

“Io – ammette Schiavone – ho sbagliato nella mia vita e ho cercato di rimediare quando la mia coscienza si è ribellata a certi soprusi commessi da altri. Tutti quanti hanno fatto facile carriera sulla mia pelle”. Nell’intervista Schiavone parla anche dei rifiuti tossici interratti dal lungomare di Baia Domizia fino a Pozzuoli e aggiunge che “la mafia non sarà mai distrutta perché ci sono troppo interessi, sia a livello economico, sia a livello elettorale. L’organizzazione mafiosa – conclude – non morirà mai”.

 

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