Un operaio dell' ILVA in un'immagine d'archivio ANSA/LUCA ZENNARO

ArcelorMittal, commissari depositano denuncia a pm Taranto

I commissari di Ilva questa mattina hanno depositato in Procura a Taranto un esposto denuncia con al centro “fatti e comportamenti inerenti al rapporto contrattuale con ArcelorMittal, lesivi dell’economia nazionale”. Pertanto la richiesta alla Procura è di verificare la sussistenza di ipotesi di reato. E’ quanto si legge in un loro comunicato.

Basterà l’intervento della magistratura per trattenere Arcelor Mittal a Taranto? Alla domanda di un giornalista il ministro Luigi Di Maio risponde: “Questo lo vedremo. Una cosa è certa, trasciniamo la multinazionale in tribunale e chiederemo di rispettare i patti con lo Stato. Quella multinazionale ha firmato un contratto con lo Stato e quindi con il popolo, e se pensa di potersene andare credendo di avere di fronte uno Stato che gli dice ‘vai pure, non succede nulla’, ha sbagliato Stato e Governo”.

La proposta dell’azienda “è inaccettabile”, ha intanto commentato così la ministra del lavoro Nunzia Catalfo il tavolo di ieri con ArcelorMittal intervistata da Sky tg24. La ministra ha sottolineato la riduzione di personale con 5.000 esuberi richiesta dal gruppo e ha spiegato che l’azienda aveva anche chiesto di anche “di andare in deroga delle norme sulla sicurezza sul lavoro”, richiesta, ha detto “alla quale ho opposto un secco no”.

Per il presidente degli industriali Vincenzo Boccia, “la dimensione muscolare non serve a nessuno. Per l’Ilva occorrono soluzioni”. Per Boccia “la prima cosa da fare è rimettere lo scudo, e occorre ammettere l’errore che si è fatto, da cui si determinata questa situazione”. “Quanto prima si convoca l’azienda per comprendere questi aspetti, e cercare di recuperare un rapporto che giorno dopo giorno diventa sempre più difficile, di dialogo che ormai è a mezzo stampa e che non ci porta da nessuna parte”.

Secondo il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, “quello che ArcelorMittal sta facendo è illegittimo, perché c’è un accordo che va applicato e anche l’idea di spegnere gli impianti è per noi inaccettabile. Non saremo complici di una scelta di questo genere, troveremo tutti i modi e tutte le forme possibili, perché lì la gente vuole produrre acciaio senza inquinare, non vuole chiudere impianti”.

“Mittal sta cercando di mettere in crisi politica il governo italiano – ha detto il presidente della Regione Puglia, Emiliano, -. Sta facendo qualcosa senza precedenti nella economia internazionale: una multinazionale che cerca, sia pur forse indirettamente, di far cadere un governo. Mai vista nella storia una cosa del genere”.

IL PUNTO

 Lucia Morselli è lapidaria, gela i sindacati nel primo confronto formale, al ministero dello Sviluppo con il ministro Stefano Patuanelli: l’Ad di ArcelorMittal Italia sottolinea la “coerenza” del percorso prima annunciato e così portato avanti per rescindere il contratto e ‘restituire’ l’ex Ilva dal prossimo 4 dicembre. Lo fa puntando tutto su un argomento netto: dopo lo stop allo scudo penale portare avanti il il piano di risanamento ambientale per l’acciaieria di Taranto “ora è un crimine”.

E, mentre i sindacati arrivano a non escludere “un’insubordinazione dei lavoratori” per non spegnere gli altiforni, come dice il leader della Uilm, è ancora scontro con il Governo. Il premier Giuseppe Conte attacca: pagheranno i danni. La Procura di Milano, in contemporanea, accende un faro aprendo un fascicolo esplorativo e scendendo in campo a difesa degli interessi pubblici anche nel giudizio civile (che dovrà decidere sul ricorso di ArcelorMittal per il recesso e sul controricorso presentato oggi dagli amministratori straordinari dell’ex Ilva). “Ben venga anche l’iniziativa della Procura”, commenta Conte, che alza i toni con l’azienda: “Il Governo non lascerà che si possa deliberatamente perseguire lo spegnimento degli altiforni”; “Arcelor Mittal si sta assumendo una grandissima responsabilità”, lasciare l’ex Ilva “prefigura una chiara violazione degli impegni contrattuali e un grave danno all’economia nazionale. Di questo ne risponderà in sede giudiziaria”, anche in termini di “risarcimento danni”, avverte il premier.

ArcelorMittal la pensa diversamente. Levando l’immunità “non sono stati rispettati i termini del contratto” – dice Morselli – come è anche per le prescrizioni della magistratura sull’altoforno Afo2: “Non era stato fatto niente” di quanto detto al momento dell’accordo. La sintesi è che se al momento del contratto erano state create le condizioni per una missione impossibile, da “bacchetta magica”, oggi per l’azienda quelle condizioni non ci sono più. Lasciando il tavolo Stefano Patuanelli sottolinea come Lucia Morselli abbia puntato tutto sul nodo dell’immunità penale, politicamente il meno gestibile tra le diverse anime del Governo, lasciando invece in secondo piano il tema del rallentamento del mercato (e quindi di frenare la produzione e gestire esuberi) su cui “fin da settembre c’era una disponibilità del Governo” ad accompagnare un percorso. I toni del dibattito politico restano accesi. “Non c’entra nulla lo scudo, c’entra il fatto che qui qualcuno vuole fare il furbo”, dice il leader del M5s, Luigi Di Maio.

Per Matteo Renzi l’ex Ilva va tenuta aperta “a ogni costo”: garantisce il sostegno di Italia Viva alle iniziative del Governo per non far spegnere gli altiforni: “Sarebbe un disastro per Taranto, una follia”. Dal Pd il ministro Francesco Boccia dice che “la proprietà non deve assolutamente permettersi di spegnere la fabbrica. Non ne ha il diritto”. Ci vorrebbero 6 mesi per ripartire. E da Forza Italia Anna Maria Bernini replica al premier: “E’ un cortocircuito politico-giudiziario. Questo governo si sta dimostrando drammaticamente incapace”. I sindacati mantengono la linea. Sostengono che ArcelorMittal non può esercitare un diritto di recesso, che il contratto va rispettato, ma che anche il Governo deve rispettare i patti alla base di quell’accordo: “Per nulla soddisfatti” di un confronto “non andato bene” i leader della Cgil Maurizio Landini, della Cisl Annamaria Furlan, e della Uil Carmelo Barbagallo, lasciano il ministero chiedendo “l’avvio di un tavolo con la proprietà per trovare soluzioni” ma anche al Governo di uscire dall’impasse: deve “ripristinare lo scudo penale per togliere l’alibi ad ArcelorMittal”. E avvertono: “La mobilitazione prosegue, i lavoratori non si renderanno complici dello spegnimento dell’acciaieria”.

IL POST DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

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