Accorpamento festività: il governo fa dietro front

Passo indietro di Mario Monti sull’accorpamento delle festività. Il Consiglio dei Ministri ha capito che unire le festività per fare aumentare il Pil sarebbe stato un grossolano buco nell’acqua. Sia in termini economici che sociali. Il dietro front su questa ipotesi, avanzata nei giorni scorsi da esponenti dell’esecutivo tecnico, è dovuto a tre motivi. “Anzitutto perché, secondo le stime della Ragioneria generale, la misura non dà sufficienti garanzie di risparmio, contrariamente a quanto indicato dalla norma (che individua nel risparmio di spesa la propria finalità principale)”, si legge nel comunicato stampa diffuso da Palazzo Chigi. Per l’esecutivo dei professori questo accorpamento non è riscontrabile in altri paesi europei dove “non esistono previsioni normative di livello statale che accorpino le celebrazioni nazionali e le festività dei Santi Patroni”. In alcuni Paesi (ad esempio la Germania, l’Austria e la Spagna) la celebrazione delle festività dei Santi Patroni rientra nell’autonoma determinazione delle autorità locali che le fanno coincidere col giorno a questi dedicato nel calendario gregoriano. Nei Paesi anglosassoni – ad esempio in Irlanda e in Scozia – i Santi Patroni delle principali città sono riconosciuti e celebrati, con giornate festive stabilite a livello statale. Ma Mario Monti si è rimangiato tutto anche perché “l’attuazione della misura nei confronti dei lavoratori privati violerebbe il principio di salvaguardia dell’autonomia contrattuale, con il rischio di aumentare la conflittualità tra lavoratori e datori di lavoro”.

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