L’occhio del drone è vispo e vigile, più di quello umano

È stato messo a segno, un metodo di analisi efficace, costituito da un mix d’intelligenza artificiale e umana, che ha raccolto foto e video da droni, in particolare in zone colpite da disastri. A sostenerlo Stéphane Joost del Politecnico di Losanna, che ha utilizzato il metodo per aiutare i soccorsi dopo il ciclone Pam del 2015 nell’isola di Vanuatu.

Dopo aver preso in esame, che l’osservazione di migliaia di immagini,  e di seguito l’identificazione di oggetti, animali, persone, edifici danneggiati  strade interrotte, è un lavoro che richiede pazienza e tempo, a volte troppo rispetto alle emergenze da affrontare, come nel caso di catastrofi ambientali. Questo è uno dei problemi dell’analisi del metodo Big Data, ossia una raccolta formata da milioni di dati preziosi, in arrivo da video camere, smatphone e computer, dove è difficile riconoscere le informazioni utili. La ricerca resa dai droni che hanno sorvolato regioni selvagge della Nambia hanno chiesto alla rete di analizzare la metà delle immagini evidenziando i fotogrammi in cui erano presenti animali selvatici. D’altronde, finora i computer non erano in grado di distinguere un arbusto da una zebra, rappresenta dunque, una ‘rivoluzione visiva’, la cattura delle immagini fatte dai droni.

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